
Dopo appena due anni di attività, la libreria Mondadori di Corso XX Settembre a Manduria ha abbassato le saracinesche. Una perdita pesante per la città messapica che si priva di uno dei pochi presidi culturali rimasti.
La motivazione ufficiale parla di introiti insufficienti, ma dietro i numeri si cela una questione più ampia: il lento e inesorabile impoverimento culturale del territorio. Il calo d’interesse verso il libro cartaceo, fenomeno globale, a Manduria trova un terreno ancora più fragile per la mancanza di iniziative di sostegno, politiche di promozione della lettura e una vera attenzione al valore sociale della cultura.
Non si tratta soltanto della crisi del settore editoriale: la chiusura di una libreria è il sintomo di una comunità che si allontana progressivamente dalla dimensione del libro come esperienza e occasione di confronto. È anche il segnale di una classe dirigente incapace di interpretare la cultura come motore di crescita, preferendo abbandonarla a un destino di marginalità.
Manduria perde così non solo un negozio, ma un punto di riferimento, un luogo di incontro e di stimolo. E ciò che rimane è l’amara constatazione di una città che si lascia sfuggire, pezzo dopo pezzo, la possibilità di costruire un futuro fatto di conoscenza e partecipazione.
Nazareno Dinoi
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