
Confuso e dispiaciuto per non essere riuscito ad uccidersi. Ma anche deciso nel giustificare l’orribile gesto con le presunte vessazioni di cui sarebbe stato vittima da parte della donna che ha ucciso.
Ha risposto a tutte le domande del gip, ieri, Pietro Dimitri, 75 anni, l’omicida manduriano reo confesso che martedì mattina ha tagliato la gola alla sua compagna, Giuseppa Loredana Dinoi di 71 anni, tentando poi di togliersi la vita con la stessa arma, un grosso taglierino dalla lama lunga 13 centimetri. Nel corso dell’udienza di convalida dell'arresto, confermata dalla gip al termine dell'udienza, l’indagato che era assistito dall’avvocato Dario Blandamura, ha raccontato momento per momento l’accaduto dicendosi sì dispiaciuto di quanto accaduto, ma soprattutto di non essere riuscito ad uccidersi a sua volta. Al momento del fermo aveva diversi tagli poco profondi alle braccia e al collo. Inoltre, come lui stesso ieri ha ricordato, avrebbe anche ingerito una decina di compresse di natura non definita.
In quanto al motivo dell’orrendo gesto, l’uomo l’avrebbe attribuito all’esplosione di rabbia repressa da tempo dovuta a comportamenti vessatori della sua compagna che lo avrebbe torturato psicologicamente e che spesso lo avrebbe cacciato da casa costringendolo a dormire in macchina. L’indagato avrebbe fatto intendere che alla base delle continue liti ci sarebbe il comportamento della donna che non gradiva le frequentazioni che l’uomo aveva conservato con i quattro figli dopo la burrascosa separazione dalla moglie. Dimitri ha detto di aver conosciuto la sua vittima quando era ancora una ventenne e che il loro rapporto, con alti e bassi, durava da allora.
Il settantacinquenne che ha risposto a tutte e domande poste dalla gip Rita Romano e dal pubblico ministero Remo Epifani, collegati con lui in videoconferenza, sarebbe apparso confuso e disorientato ammettendo di essere affetto da una forma irresistibile di attrazione per il gioco che lo avrebbe portato sul lastrico e che era anche questa alla base delle discussioni con la sua compagna. A proposito della presunta ludopatia, Dimitri avrebbe ricordato anche un precedente ricovero in una struttura psichiatrica di Lecce. Facile a questo punto pensare ad una strategia difensiva che porterebbe dritto verso la richiesta dell’infermità mentale del femminicida.
Al termine dell’udienza, la gip Romano ha confermato l’arresto riservandosi di decidere sul tipo di misura da adottare. Il pm ha chiesto la conferma del provvedimento cautelare in carcere, mentre la difesa quella domiciliare con il braccialetto.
Intanto sabato mattina il pubblico ministero affiderà l’incarico per l’autopsia che si terrà in giornata per consentire i funerali che con molta probabilità si terranno il giorno dopo, domenica 17. La perizia dovrà accertare le cause della morte e stabilire quali e quanti colpi inferti sulla vittima sono stati mortali. La prima visita necroscopica eseguita dal medico dell’ufficio igiene della Asl di Manduria, Fernando Greco, ha evidenziato diffuse ferite da taglio in diverse parti del corpo con particolare accanimento sulla parte destra e sinistra del collo e del volto.
Intanto i sette fratelli della vittima hanno incaricato l’avvocato Lorenzo Bullo che li rappresenterà con un proprio consulente di parte nel corso dell’esame autoptico. I familiari dell’ex imprenditrice morta (in passato ha gestito una lavanderia a Manduria), si sono detti già pronti a costituirsi parte civile e a battersi con tutte le loro forze per la condanna di Dimitri.
Nazareno Dinoi
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2 commenti
We nto
ven 15 ottobre 2021 11:12 rispondi a We ntoIn galera devi morire infame
Gaetano
ven 15 ottobre 2021 08:48 rispondi a GaetanoTra pochi anni uscira' con la solita scusa del " e' stato provocato".Evviva le leggi italiane.