La sacra corona unita salentina aveva allungato le mani sul business manduriano delle scommesse e dei giochi elettronici. Il particolare emerge in alcune intercettazioni dell’inchiesta della Guardia di finanza leccese coordinata dalla direzione distrettuale antimafia salentina, conclusa con il blitz del 27 settembre scorso che ha portato in carcere 25 persone presunte appartenenti al clan Soleti facente capo al 58enne di San Donaci, Pietro Soleti.
Le indagini
Nelle 476 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del Tribunale di Lecce, Angelo Zizzari, il nome della città del Primitivo compare in un dialogo intercettato in macchina tra Soleti e un altro indagato. La conversazione che risale a dicembre del 2019, riguardava l’apertura di un centro scommesse a Manduria che «vedeva coinvolti - scrive il gip -, lo stesso Pietro Soleti, Antonio Diviggiano, Damiano Miglietta (tutti coinvolti nell’inchiesta “Fuori gioco”, ndc) e “Ciccio” e “Vincenzo” non meglio identificati».
L’intercettazione
I due indagati erano alla ricerca di nuove piazze dove aprire o gestire il gioco d’azzardo.
Soleti dice a Diviggiano: «C'è una parte dove giocano forte la. . . che giocano le schedine. . . poi gli ho detto che viene il coso. (Soleti molto probabilmente manderà qualcuno per vedere li locale del centro scommesse, ndr)… e glielo fai vedere, parlaci... vedi se vuole mettere… però ha detto che lui non sa come. Vabbè, io lo feci parlare con Ernesto ...(Ernesto Puca, un altro indagato, ndr)… due giorni addietro. E poi c’è il coso, quell'altro ragazzo, come si chiama… quello che sta sempre ...».
Diviggiano: «ah!... omissis». (Indica un nome, ndr)
Soleti «eh, a Manduria... ha detto (omissis) … ha detto... ah si. la. (inc.). capito. me la gestivi tu». Pietro Soleti, scrive il gip nell’ordinanza, molto probabilmente vorrebbe fare gestire li centro scommesse a Manduria al personaggio del posto.
Diviggiano: «Che se si fanno la Snai. Spendono quei 15 - 20 mila euro e in più noi prendiamo li 10% sopra l'utile hai capito! Delle Snai che te li da il ... (parla a bassa voce)... è il 10% sull'utile
Soleti: «…ma io gli ho detto, caso mai si fa e. e si prende... vediamo come caxxo la dobbiamo impostare per mettere una persona dentro. Ha detto: “vabbè la, però, c’è' il figlio il coso… diciamo che lì è pulito… hai capito! E’ tutto apposto”. si apposto. (parla in monosillabe).. non gli cerchiamo niente...».
In un altro passaggio del dialogo intercettato dalla cimice che gli investigatori delle fiamme gialle avevano piazzato sull’auto di Soleti, si comprende il volume di affari che ruota attorno alle scommesse. «diecimila euro puliti in due secondi … di gioco, in due secondi li fanno hai capito?».
Le indagini preliminari hanno consentito di acquisire un solido impianto indiziario in ordine alla esistenza ed operatività di una associazione di tipo mafioso identificata nel clan Soleti, promossa e diretta da due storici referenti di detta organizzazione mafiosa. Il gruppo associativo avrebbe sviluppato una egemonia territoriale, gestendo, attraverso aziende del settore, e con il contributo esterno di imprenditori, lo smaltimento dei rifiuti speciali (con la raccolta di oli esausti, alimentari e non), la raccolta illegale di scommesse in denaro a quota fissa e la gestione, in numerosi locali pubblici del territorio salentino, di apparecchiature elettroniche da intrattenimento alterate e, non da ultimo, la gestione di un imponente traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, fino a giungere alla creazione di un “monopolio” nel settore.
Altre intercettazioni fanno emergere una più vasta rete di centri scommesse controllate o che fanno gola agli uomini del sodalizio criminale. Secondo gli inquirenti dell’antimafia, alcuni indagati figurerebbero come commessi o procacciatori d’affari per il clan con il compito di trovare piazze dove «investire». Gli investigatori hanno così tracciato la rete dei centri scommesse infettati o da infettare. Nel tarantino, oltre a Manduria, compare Avetrana e Monteparano, mentre nel brindisino i vicini comuni di Oria e Erchie.
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