
Negli ultimi tempi sono sempre più frequenti i casi di violenza digitale sulle donne. Quello del "deepnude" è uno dei fenomeni più diffusi che riguardano il mondo sommerso di internet. Ed è una pratica tanto subdola quanto frequente: si tratta di un algoritmo che "spoglia" letteralmente le fotografie di donne vestite. Consiste cioè nell'incorporare al viso delle donne ritratte un corpo completamente nudo, riproducendo quindi in maniera precisa e soprattutto realistica le parti intime mancanti.
Ciò che è successo alla maestra di origini maruggesi Fabiana Pastorino è purtroppo capitato ormai a tante, troppe donne. Nella diretta Facebook sulla pagina de "La Voce di Manduria" si è parlato soprattutto del disagio psicologico che un dramma del genere può provocare: «Ero a lavoro e sono rimasta spiazzata, basita, non mi sembrava vero. Guardarmi all’improvviso completamente denudata in foto dov’ero vestita mi ha fatto sentire violentata» dice la modella, che non usa mezzi termini: «Mi sentivo in colpa, mi vergognavo di me, sebbene fossi consapevole di non essere io».
Ciò che realmente colpisce dal racconto, è la percezione della vastità del pubblico che potenzialmente può avere accesso ad un materiale di questo tipo: «Non ero "nuda" in piazza Duomo o nella piazza di una grande città. Era in una piazza "digitale", di dimensioni infinite. Mi sono vergognata tantissimo e ho avuto paura». Paura certo, come quella del giudizio delle persone, della reazione e del dolore che una situazione del genere commina alle persone care. E c’è un lato ancora più oscuro del dramma, che sfocia nella vergogna, nel disagio psicologico o nella perdita della fiducia in sé. Perché molte sono donne, ma spesso le vittime sono ragazze molto giovani.
E a proposito di fiducia, la discussione è scivolata su di un altro dramma relativo alla violenza digitale. I casi di "revenge porn" si sono purtroppo moltiplicati con lo sviluppo dei social network e con l’espansione di applicazioni di messaggistica istantanea come Telegram. Questo fenomeno consiste nella diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso delle persone interessate. I recenti fatti di cronaca ci raccontano che il fenomeno è in continua crescita e va arginato in tutti i modi possibili. Perché per dirla come Fabiana «è una follia che venga tradita la libertà di fidarsi di qualcuno. Siamo libere di fare quello che vogliamo».
È un racconto toccante quello di Fabiana Pastorino, una testimonianza che aiuta chiunque sia vittima di violenze. Raccontare, parlarne, diffondere questi messaggi aiuta le vittime a denunciare, nonostante tutto. Nonostante i giudizi della gente, il dolore inflitto ai cari, la frequente lentezza delle indagini, i tempi lunghi dei processi. Ma il messaggio che deve giungere alle donne vittime di violenze è uno solo: "No, malgrado tutto, non siete sole".
E nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne, quella di Fabiana Pastorino è una voce coraggiosa: «Forza, sentiamoci forti sempre e non abbiamo paura di mostrare ciò che siamo e ciò che vogliamo essere» conclude la maestra, che lancia un monito alle donne vittime di violenza: «Siamo forti, ma non siamo invincibili, quindi chiediamo aiuto quando serve. E soprattutto denunciamo chi ci fa violenza».
Il video dell’intervista è disponibile sulla pagina Facebook e Instagram de "La voce di Manduria".
Gianpiero D’amicis
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