
In queste ultime settimane si è parlato molto degli esami di Stato, di ragazzi che si sono rifiutati di svolgere la parte orale dell’esame per vari motivi. Si è parlato anche di docenti che non hanno mai veramente conosciuto i propri alunni, di mancanza di dialogo e di valutazioni espresse senza che vi fosse una vera conoscenza della persona.
A questo proposito vorrei raccontare l’esperienza vissuta all’Istituto Del Prete-Falcone di Sava da mia figlia durante l’anno del Covid, di come un docente che non vedeva tutta la sua classe dall’inizio del lockdown ha definito il comportamento della ragazza sulla base di sterili definizioni tratte da un dizionario.
Alla fine dell’anno scolastico 2019/20, anno del diploma di mia figlia, pubblicati gli esiti degli scrutini per l'ammissione agli esami di stato, lei era l’unica alunna di quella classe a non aver ricevuto il voto massimo in condotta pur avendone, a mio avviso, i requisiti.
Conoscendo molto bene i criteri per l'assegnazione di tale voto in quell’Istituto, segnalavo ciò che doveva essere un banalissimo errore materiale.
Riconvocato a distanza il Consiglio di Classe, in sede di votazione, tre docenti su 10 ammettevano che si era trattato di uno sbaglio, il dirigente non si esprimeva mentre la maggioranza decideva di non cambiare il voto.
Il docente di lettere che da tre mesi non vedeva i propri alunni avendo svolto solo lezioni asincrone faceva mettere a verbale il seguente “originale” giudizio: «il voto in condotta 10 prevede, a differenza del 9: "un comportamento maturo per responsabilità e collaborazione" e "un vivo interesse"». E a maggior chiarezza riporta la definizione di «comportamento maturo» secondo il dizionario Treccani online: «maturazione di un'appropriata conoscenza del mondo, di un forte senso di responsabilità e di una chiara capacità di giudizio». Per «vivo interesse», riporta la seguente definizione, sempre dal menzionato dizionario: «attitudine a comprendere e ragionare con prontezza, versatilità, acume».
Alla luce delle definizioni riportate, il docente ha ritenuto che nel corso dell’anno scolastico l'alunna sebbene sempre irreprensibile e partecipe, non ha manifestato un comportamento «maturo» e un «vivo» interesse.
Sorpresa e dispiaciuta per un simile giudizio, dopo l’esame mia figlia ha scritto al Consiglio di Classe chiedendo come fosse possibile che un’alunna con media superiore all’8 sempre irreprensibile e partecipe, per ammissione degli stessi docenti, diplomatasi con 97/100 potesse essere allo stesso tempo non matura e priva di interesse. A questa domanda non ha mai ricevuto nessuna risposta.
Solo dopo aver affidato la vicenda ad un legale che ha scritto al responsabile dell’Istituto, il dirigente ha risposto affermando semplicemente che i criteri per l’assegnazione del voto non erano mai stati contestati da nessuno (mi chiedo quanti alunni avevano ricevuto un giudizio così insolito?) e che la valutazione è discrezionale e non sindacabile.
Eppure sarebbe stato molto facile dare una risposta che dimostrasse un minimo di considerazione nei confronti di un’adolescente amareggiata per quanto accaduto, magari facendosi ancora una volta aiutare dal dizionario Treccani online.
Mario Biasco
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1 commento
Agfa
mer 30 luglio 16:38 rispondi a AgfaChe esagerazione però ricorrere ad un avvocato per dirimere una questione di si risibile importanza. Non si preoccupi signora che spesso sono quelli che non hanno un "immacolato" curriculum scolastico che emergono nella vita. Il voto, il diploma, non sono la comunione per la quale è richiesta la castità e purezza d'animo.