
Passando in bici per il viale non ho potuto non domandarmi : dove eravamo rimasti? Eravamo rimasti a novembre, al giorno in cui le motoseghe impietose abbattevano le robinie simbolo paesaggistico ed emozionale per la gran parte del popolo manduriano. Quello era il giorno dello scempio insensato, voluto da un’amministrazione sorda ai pareri e alla volontà di molta gente che contro quello scempio ha cercato di opporsi con tutte le sue forze e i mezzi a disposizione. Se allora raccontare lo scempio era doveroso, oggi è altrettanto doveroso raccontare la rinascita delle robinie che da settimane, prepotentemente, si stanno riprendendo il loro spazio, invadendo anche il marciapiede e offrendo uno spettacolo davvero commovente. In questi giorni di grande caldo, il loro colore verde brillante restituisce bellezza ad un posto simbolo derubato della sua identità e viene spontaneo pensare a quanto ristoro le robinie avrebbero offerto con la loro ombra ad anziani e famiglie.
E’ responsabilità di ciascuno di noi preservare l’identità dei luoghi. L’uso del territorio non può essere messo al servizio di una modernità che rischia di stravolgerne l’identità. Manduria non è una città ricca di verde urbano, il viale con le sue robinie rappresentava l’unico esempio importante che ha fatto la storia della città ed era doveroso prendersene cura per lasciarlo in eredità alle prossime generazioni. La rinascita delle robinie getta una piccola luce sul viale che sta vivendo mesi di grande solitudine e tristezza e diventa anche foriera di speranza per una terra in grande sofferenza a causa delle scelte scellerate dell’uomo e delle sue azioni antropiche. Gli effetti del riscaldamento globale di questi giorni ne sono la conferma e noi tutti non possiamo non chiederci di cosa abbiamo veramente bisogno.
Abbiamo bisogno di cambiare paradigma, non più la natura al servizio dell’uomo ma l’uomo al servizio della natura. In questa estate rovente che stiamo vivendo, nulla sembra distoglierci dai bisogni indotti da un mercato che crea ingiustizia ambientale e ingiustizia sociale rubando il futuro ai nostri figli. Così come a nulla sembra servire la prima Enciclica “Laudato Si” di Papa Francesco che esorta i potenti della terra a prendersi cura del creato prima che sia troppo tardi. IL futuro delle robinie è ormai segnato, i loro cespugli stanno sfidando l’asfalto e la miopia degli esseri umani. Le risorse spese per questo progetto, a mio avviso scellerato, potevano essere utilizzate per curare gli alberi bisognosi di cure e per creare altri spazi di verde urbano che avrebbe accresciuto la bellezza della città migliorando la qualità dell’aria che respiriamo. Per molti potrà sembrare banale e ormai inutile continuare a parlarne, ma non lo è perché ha a che fare con la qualità della vita di ciascuno di noi. Guardando i cespugli delle robinie capisco che dove l’uomo distrugge la natura crea, o meglio “ricrea”, crea nuovamente. E questo non si può barattare con pochi metri di pista ciclabile in una città come Manduria con le strade disconnesse dove andare in bici è un‘impresa da eroi. Parola di ciclista.
Almerina Raimondi
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1 commento
Gregorio
oggi, dom 6 luglio 10:55 rispondi a GregorioCondivido pienamente il tuo commento. Purtroppo le temperature ambientali, sia medie che estreme, sono aumentate in modo significativo dalla fine degli anni '80 ad oggi, con un trend di riscaldamento che si è intensificato nel tempo. Le estati sono più calde, con ondate di calore più frequenti e intense, mentre le temperature invernali non scendono più ai livelli del passato. Questo cambiamento è dovuto principalmente al riscaldamento globale CAUSATO DALL'UOMO , con un impatto sempre più evidente sul clima italiano ed europeo. MA TUTTO QUESTO, la nostra amministrazione IGNORA. Taglia sempre alberi 🌲 per mettere in sicurezza la viabilità ma,.. NON IMPIANTA MAI. Evidentemente i Signori della COMUNE respirano diversamente, forse CÙ LI RECCHI ? 👂🏻👂🏻. Compresi i tecnici che hanno studiato la vita delle ROBINIE, soprattutto l'architetto che ha progettato la PISTA 🛫, Gregorio Attanasio,🤧