Il Tribunale di Lecce ieri ha scarcerato il manduriano Mario Buccolieri che era detenuto nella casa circondariale di Cosenza in seguito al blitz di ottobre del 2020 nato dall'inchiesta «Cupola» condotta dalla Squadra mobile di Taranto e dalla Dda di Lecce con 23 arresti, quasi tutti manduriani.
Buccolieri, che è difeso dall’avvocato Alessandro Cavallo (nella foto), è stato condannato in primo grado a 9 anni e 10 mesi di reclusione per i reati di associazione di stampo mafioso aggravato dall’uso delle armi e di associazione finalizzata allo spaccio di stupefacenti.
In attesa della fissazione del giudizio di appello, nella camera di consiglio dell’altro ieri la Corte ha dichiarato cessata la misura cautelare ordinandone l’immediata scarcerazione. Come fatto rilevare il suo difensore di fiducia, Cavallo, nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere non era contestata l’associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, a differenza di quanto statuito nella sentenza di condanna, e pertanto lo stesso aveva già espiato i reati contenuti nell’ordinanza applicativa della misura. Pertanto Buccolieri è stato rimesso in libertà ed è potuto tornare a casa.
Nelle carte dell’inchiesta sulla “Cupola” mafiosa che a Manduria, secondo gli inquirenti, aveva impiantato una efficientissima organizzazione criminale, il nome di Buccolieri compare in una suggestiva intercettazione mentre parla con uno dei quattro presunti «padrini», Giovanni Caniglia.
In quell’incontro i due ricordavano il momento in cui proprio Caniglia accolse Buccolieri nell'organizzazione mafiosa con il rito di iniziazione con le “figure” e poi ripercorrono la scala gerarchica della Scu.
Nella conversazione captata dalle cimici degli investigatori che li tenevano d’occhio, i due ricordano la «favella», cioè la filastrocca che ogni nuovo membro candidato a far parte della quarta mafia deve recitare dinanzi al suo padrino. Quella della Scu inizia ricordano i tre fantomatici cavalieri che diedero vita alla malavita «Osso, Mastrosso e Carcagnosso». Buccolieri e Caniglia rievocano le tante regole che gli appartenenti alla sacra corona di Pino Rogoli dovevano rispettare. «Ce n'erano una marea di regole - dice Caniglia a Buccolieri - che si dovevano mantenere e non si sono mai mantenute, ma io gli ho schifati poi dopo dal 90 in poi... io nell'85 mi sono fatto il movimento io, pensa tu 15 anni tenevo io, di seconda, 15 anni tenevo a 17 anni tenevo la Santa (alto grado della Scu, ndr), pensa tu, l'ultimo movimento l'ho preso... in Calabria con i calabresi eh, eh» salvo poi aggiungere che i tempi sono cambiati «ora non serve più niente, serve solamente una stretta di mano e un'amicizia sincera». Caniglia in primo grado è stato condannato a 20 anni di reclusione.
Nazareno Dinoi
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