La testimonianza di Imma Rizzo, madre dell’adolescente Noemi, uccisa dal fidanzato diciottenne nel 2017 e le parole dell’avvocato Valentina Presicce nell’ambito del progetto “Libere di Essere”, difficilmente saranno dimenticate dalle terze classi della scuola secondaria di primo grado dell’istituto Francesco Prudenzano di Manduria.
Lo scopo in realtà era proprio quello: ricordare. Il tema su cui dibattere non era per niente semplice: la violenza di genere. Ma come parlare di questo e, più crudamente di femminicidio, a una platea di tredicenni? L’istituto manduriano, grazie alla dirigente Anna Laguardia con lo speciale contributo del marito, il giornalista Nando Perrone, lo ha ben capito e dimostrato. «Bisogna essere schietti e sinceri», ha detto la stessa Laguardia al termine delle due intense ore trascorse nella palestra della scuola tra performance musicali, monologhi e dibattiti. In effetti le parole pronunciate dalle ospiti sono state forti e apparentemente troppe complesse per i giovanissimi: “uccisa“, “omicidio“, “corpo ritrovato“, “permesso premio“, “processo con rito abbreviato“, “misura cautelare“. Ma sia Imma che il suo avvocato e la stessa dirigente hanno dato per scontata la maturità di chi li stava ascoltando.
E hanno fatto bene, perché gli studenti non solo si sono cimentati in monologhi difficili (è stato recitato quello di Paola Cortellesi, regista del film capolavoro “C’è ancora domani“), canti sulla violenza di genere e disegni a tema ma hanno posto delle sincere e interessanti domande alla mamma Imma, protagonista a sua malgrado di uno dei fatti di cronaca più cruenti del Salento: la figlia sedicenne è stata ammazzata dal fidanzato appena maggiorenne e il corpo occultato in una campagna. Uno studente si è alzato e ha chiesto: «Come dobbiamo difenderci dalla violenza?», domanda a cui l’avvocato Presicce ha risposto molto onestamente: «Devono cambiare le leggi prima di tutto affinché le donne abbiano più tutele e poi la cultura e, soprattutto le persone. Per cui voi che siete il futuro – ha precisato la professionista - dovete studiare e diventare indipendenti economicamente perché solo la cultura vi renderà liberi». Alla fine tutti, studenti, mamme e insegnanti si sono uniti in un grande abbraccio collettivo e qualche alunna ha anche pianto dalla commozione. Sì, gli studenti manduriani della Prudenzano ricorderanno senz’altro questa mattinata e probabilmente l’avranno già racconta a qualcuno, a casa sicuramente. Ecco, quel racconto sta già promuovendo un passo verso un cambio di mentalità, sicuramente più aperta e consapevole.
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