
Natale Naser Bathijari, questo il nome del giovane il cui corpo privo di vita è trovato l’altro ieri nelle campagne di Manduria, aveva un appuntamento con qualcuno a Manduria per concludere un affare. A rivelarlo è stata sua madre che il giorno della scomparsa, non vedendolo rientrare, aveva telefonato alla polizia dicendo che il figlio non era più rientrato dalla città messapica dove aveva preso accordi con un misterioso acquirente della sua auto usata. Tutta manduriana anche un'altra pista seguita da chi indaga che naturalmente non esclude altre ipotesi: una rissa avvenuta la sera prima del delitto in un locale del centro storico dove gli specialisti della sezione scientifica della polizia hanno raccolto tracce da confrontare con altri reperti in loro possesso. Sempre durante quella lite, sarebbero poi esplosi dei colpi di pistola. Sul posto sono stati trovati un paio di bossoli in fase di esame balistica. Le forze dell’ordine hanno anche acquisito le immagini delle telecamere di sorveglianza del locale dove avrebbe avuto origine la lite ed anche quelle di altri sistemi video tra cui un paio della rete pubblica. La presenza del giovane rom in quelle immagini, darebbe la svolta al giallo.
Potrebbe essere lui uno dei protagonisti della lite, magari nata proprio per dissidi originati dalla vendita dell’auto o da qualche sgarbo pagato con la vita. La resa dei conti si sarebbe poi spostava altrove, magari proprio su quella strada fantasma, iniziata quasi cinquant’anni fa e mai completata, diventata terra di nessuno, priva di controlli, buia, chiusa al traffico e sicura per commettere crimini anche per la sua vicinanza con diversi accessi che s’incrociano con vie di fuga che portano nei comuni del brindisino ma anche di Lecce e Taranto. Lì Natale Naser potrebbe aver trovato la morte non prima di essere barbaramente picchiato e colpito da più fendenti contro i quali ha cercato di proteggersi con le mani e gli avambracci su cui erano presenti diverse ferite che la medicina legale definisce proprio «da difesa».
Di quali colpe si sarà macchiato il ventunenne rom per essere ridotto così, lo diranno indagini che hanno tutta l'aria di essere ad una svolta decisiva. Le indagini sono condotte dagli investigatori della squadra mobile di Taranto e dagli agenti del commissariato di polizia di Manduria con il coordinamento del pubblico ministero della Procura ionica, Remo Epifani.
Nazareno Dinoi
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6 commenti
Mario
dom 26 febbraio 05:32 rispondi a MarioChe schifo
Anonimo
sab 25 febbraio 17:19 rispondi a AnonimoManduria non è più quella di prima
Fiorella Russo
sab 25 febbraio 14:41 rispondi a Fiorella Russo...che tristezza.....😔a soli 20 anni !
Fernando Maria Maurizio Potenza
sab 25 febbraio 14:23 rispondi a Fernando Maria Maurizio PotenzaManduria oggi è una città socialmente morta. Niente Cinema né Teatri, né Discoteche o Circoli Creativi e Culturali. Tutto questo, porta fisiologicamente i giovani a cercare altre forme di distrazione e socializzazione e si sa, che ciò potrebbe essere anche di natura pericolosa. Non è un caso, che negli ultimi anni, sono aumentati in modo esponenziale crimini contro la persona, atti di vandalismo, furti e rapine, atti incendiari contro abizioni e automobili. Un serio problema che sta portando tanti nostri cittadini a lasciare questa Città. Una presa di coscienza è necessaria per tutti, in primis per la nostra amministrazione a cui sembra non interessare il futuro ed i problemi della nostra gioventù.
Maria
sab 25 febbraio 09:55 rispondi a MariaCittà tranquilla Manduria, il locale in questione è frequentato da brave persone! Spari, risse eppure credo che ci siano anche li le forze dell'ordine, se non sono in grado di gestire l'ordine e sicurezza della città, qualcuno ci deve mettere le mani e cambiare un po' di persone, ogni tanto ci dovrebbe essere un po' di pulizie.
Spptt
sab 25 febbraio 14:15 rispondi a SppttHa pienamente ragione.. Infatti si dovrebbe fare pulizia anche di gente come lei che spara.. Si spara puttanate gratuite su una città dove ci vive anche gente onesta che tutte le mattine si alza per andare a lavorare