
Il processo nato da una violenta lite tra due savesi è arrivato sino alla Corte Costituzionale il cui parere farà giurisprudenza in tutte le aule di giustizia italiane. I giudici della Legge hanno accolto una questione di legittimità sollevata dal giudice del Tribunale di Taranto, Francesco Maccagnano che aveva condiviso le eccezioni dell'avvocato Fabio Falco, difensore di un imputato di Sava che rischiava una pena pesantissima.
Il reato in questione, che il legislatore aveva previsto per reprimere l'odiosa piaga delle donne sfregiate sul volto con l'acido o il fuoco (cosiddetta violenza di genere), era stato contestato a un uomo di 45 anni di Sava che nel 2021 aveva colpito con una mazza il volto di un suo coetaneo procurandogli una ferita di pochi centimetri a uno zigomo.
All'aggressore era stato così contestato l'articolo 583-quinquies del codice penale, come modificato dal «Codice Rosso», che punisce con una pena elevata, da 8 a 14 anni, la deformazione permanente del viso causata da lesioni provocate.
I giudici delle leggi, con la sentenza 83/2025 pubblicata ieri, hanno dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 583-quinquies, in particolare del primo comma, per la mancata previsione di una diminuzione della pena in caso di lieve entità del fatto; e del secondo comma per l'automatica applicazione dell'interdizione perpetua.
Un successo personale per il giudice Maccagnano e per l'avvocato Falco che, quest'ultimo in qualità di difensore, ha trattato il delicato caso davanti alla Corte Costituzionale dove ha posto con forza la questione sul principio di proporzionalità della pena rispetto alla reale gravità della lesione.
Ieri la notizia della sentenza che livella un'evidente discrepanza nell'attribuzione di una pena per danni di differente entità. Il Tribunale costituzionale accoglieva così tale questione perché fondata, ritenuta rilevante e coltivata dal gup Maccagnano e ne dichiarava l'illegittimità nella parte in cui non prevedeva la riduzione di un terzo se il danno è lieve.
Grazie a tale sentenza, le liti con lievi sfregi o lesioni al volto non subiranno la medesima pena prevista per i gravi reati di violenza di genere.
Un principio che restituisce equilibrio all'impianto sanzionatorio, evitando il rischio di pene sproporzionate.
Questo aveva provocato l'origine della lite tra i due savesi che nel 2021 passarono dalle parole alle vie di fatto per una questione di natura economica.
Ad avere la peggio fu il denunciante che fu raggiunto al volto da un colpo inferto con un bastone da quello che affronterà il processo come imputato chiamato a rispondere del pesantissimo reato previsto per i reati di genere del «Codice Rosso».
In effetti, faceva notare la sua difesa, la cicatrice lasciata su uno zigomo era quasi impercettibile. Diagnosi condivisa anche dal perito nominato dal gup Maccagnano. Da qui la decisione del giudice di sollevare, nel 2023, la questione di legittimità accolta dai giudici supremi delle leggi che hanno cassato dal codice penale la parte che impediva la riduzione della pena in base all'entità del danno.
Nazareno Dinoi su Quotidiano
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