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Ho ucciso le gemelline ma non hanno sofferto
Ho ucciso le gemelline ma non hanno sofferto | © n.c.CERIGNOLA (FOGGIA) - Ricerche della polizia sono in corso stamattina in un canalone non lontano dalla stazione ferroviaria di Cerignola Campagna nell'ambito delle indagini sul suicidio di Matthias Schepp e sulla scomparse delle sue figlie, le gemelline Alessia e Livia, di sei anni. L'uomo si é suicidato lo scorso 3 febbraio nello scalo lanciandosi sotto un treno Eurostar. Gli agenti della Squadra mobile della questura di Foggia, a quanto si è appreso, stanno in particolare cercando il navigatore satellitare dell'Audi abbandonata dall'uomo davanti all'ingresso della stazione. Viene ipotizzato che l'ingegnere canadese possa essersene disfatto poco prima di mettere in scena l'ultimo atto della sua fuga dalla città svizzera di Saint Sulpice, iniziata il 28 gennaio. Il ritrovamento del navigatore consentirebbe agli investigatori di rintracciare tutti gli spostamenti dell'uomo e di determinare in maniera più attendibile, dove può aver condotto le figlie o quale presumibilmente possa essere stata la loro sorte.
Dall'inviato Ansa Matteo Guidelli SAINT SULPICE (LOSANNA) - ''Malgrado le brutte notizie, il mio cuore di mamma sente che le mie figlie sono vive''. Lontana da Saint Sulpice e dall'orrore di una casa vuota e silenziosa, lontana da quelle strade affacciate sul lago Lemano che l'hanno vista felice, con la forza che solo una madre puo' avere, Irina Lucidi scaccia i macabri messaggi dell'ex marito e rilancia: ''vi prego, continuate a cercare Alessia e Livia, non puo' essere che le mie gemelline siano morte''. L'ultima speranza di Irina e' un pacchetto che sarebbe arrivato in Svizzera da Marsiglia: li' dentro, forse, c'e' il registratore da cui Matthias Schepp non si separava mai. E li' dentro, forse, c'e' la risposta all'unica domanda che conta: che fine hanno fatto le due bimbe di sei anni sparite nel a con la sola colpa di essersi fidate di un padre che da ''amorevole e attento'', dicono oggi i suoi genitori, si e' trasformato in un mostro capace di pianificare in ogni dettaglio la sua fine e, purtroppo, quella molto probabile delle bimbe. Quel che e' certo, dicono piu' fonti investigative, e' che nelle lettere ''non ci sono indicazioni sul luogo dove cercare Alessia e Livia''. Ma che gli investigatori svizzeri, e francesi, abbiano in mano qualcos'altro, e' pero' lo stesso comunicato della polizia del Cantone di Vaud a lasciarlo ipotizzare, quando si sostiene che tutto cio' che e' arrivato via posta ''e' stato analizzato minuziosamente per trovare degli elementi utili''. E non e' escluso che nel pacco che Matthias ha spedito il 2 febbraio da un piccolo ufficio postale vicino a Tolone, abbiano trovato un altro tassello di questo maledetto puzzle costruito sulla pelle di due bambine innocenti. Non elementi stravolgenti, altrimenti Alessia e Livia sarebbero gia' state trovate; in ogni caso qualcosa che ha ridato la speranza ad Irina. Tracce che potrebbero portare in Corsica, dove sono gia' arrivati due investigatori svizzeri e dove ormai troppi elementi fanno convergere le ricerche, l'ultimo la testimonianza di una donna che ha detto di essere sicura ''quasi al cento per cento'' di aver visto l'uomo e le due bambine a Propriano il 1 febbraio. Il giorno dopo, invece, a Tolone Matthias Schepp c'e' arrivato da solo: lo confermano i documenti di viaggio, il personale di bordo e anche i rilievi scientifici fatti nella cabina assegnata all'uomo. Gli investigatori svizzeri continuano comunque a dire che ogni sforzo ''e' finalizzato a trovare le bambine ancora in vita''. Parole che in realta' vanno a sbattere con la lucida crudelta' che emerge dalle lettere di Matthias Schepp. Fin dall'inizio: ''mia cara, devi sapere che le bimbe riposano in pace, non hanno sofferto. Tu non le vedrai piu'''. Poi il papa' di Alessia e Livia dice alla moglie che ''avrei voluto morire con le mie figlie'' ma che ''non e' andata cosi'''. Cosa significhi l'uomo non lo spiega, forse non tutto e' andato come aveva pianificato. Ma cio' non ha cambiato i suoi piani: ''Le ho gia' fatte morire, non hanno sofferto e ora riposano in un luogo tranquillo. Io saro' l'ultimo a morire''. Frasi agghiaccianti anche nella loro composizione: il ''non'' e' scritto in maiuscolo e sottolineato. Ma nelle lettere, e nella cartolina inviata da Marsiglia, vi potrebbe anche essere il movente della sua follia: una depressione che l'ha portato ad essere ''stanco della vita'', le sue responsabilita' per la fine del matrimonio, la volonta' di avere a tutti i costi l'affidamento di Alessia e Livia e la disperazione per non averlo ottenuto. Elementi che non possono in ogi caso giustificare quello che Matthias ha fatto, anche nell'ipotesi remota che le bambine venissero trovate vive. Lo dicono chiaramente anche i suoi familiari, chiusi in casa a trecento chilometri di distanza da Saint Sulpice. ''Solo un disturbo mentale grave'' scrivono in un comunicato, forse per evitare la vergogna di dover spiegare a parole come un uomo normale possa esser diventato un mostro e di dover dire perche' ancora non hanno richiesto la salma di Matthias. Proviamo, aggiungono, ''inquietudine e costernazione'' e si dicono convinti che ''atti tanto terribili'' possono essere compiuti solo ''con la perdita della sua personalita' normale''. Dunque meglio ricordarlo come un padre ''amorevole, attento e rispettoso''. E quello che avrebbero voluto fare anche Alessia e Livia. E' quello che spera ancora Irina.
Dall'inviata Ansa Chiara Carenini BASTIA - Ascoltare per cercare di capire e comunque cercare, per quanto possibile, dove le tracce, seppur minime, portano. Compito difficile quello della polizia giudiziaria di Ajaccio e di Marsiglia che stanno cercando Alessia e Livia, 6 anni, gemelline scomparse nel a il 31 gennaio scorso. Per capire i poliziotti hanno ascoltato tutte le persone che dicono di aver visto le bambine e il loro papa' Matthias Shepp: hanno anche scavato nella sabbia della spiaggia di Baracci, a pochi metri dal porto di Propriano, dove papa' e gemeline sono scesi dal traghetto proveniente da Marsiglia. L'ultimo luogo dove sono state viste vive le piccole. Loro, bellissime, con papa' e una donna bionda, ha detto Olga Ornek una signora di Propriano che e' certa fossero loro. Ma non c'era a sotto quella sabbia dura, a nella macchia mediterranea, a tra le grandi rocce piegate su loro stesse. No, non sono qui. Allora, il lavoro della polizia giudiziaria si fa difficile e come su uno scacchiere gli inquirenti cercano di ricostruire il viaggio di Matthias verso quella che e' stata la meta finale, Cerignola. Non solo le parole dei testimoni che lo vedono il 2 febbraio prendere il traghetto da Bastia, non solo il suo arrivo a Tolone ne' la missiva inviata da un piccolo ufficio postale nella Regione del Var vicino a Tolone, ne' l'immagine della targa dell'Audi nera impressa nella telecamera del varco autostradale di Ventimiglia. Dietro il lavoro certosino degli inquirenti c'e' l'analisi delle parole incise sulle lettere che Matthias Schepp scrive all'ex moglie. Sono convinti che in quelle missive, e specialmente quella inviata dalla Var si nasconda comunque l'unico modo che consentira' di ritrovare le gemelle. Certo e' che se e' vero che l'uomo ha ucciso le due bambine, lo stesso Schepp potrebbe aver deciso di non far ritrovare i corpi (''non le rivedrai mai piu''', scrive nella lettera inviata da Cerignola). E visto che Schepp e' arrivato da Propriano a Bastia, tre ore di viaggio non di piu', passando da Pianottoli, dove la sua auto e' stata vista parcheggiata nel piazzale di un supermercato, potrebbe aver affidato alla natura assolutamente selvaggia della zona i corpi delle piccole. Per questo i poliziotti hanno prelevato alcuni campioni di sabbia e terriccio per compararli con il materiale trovato sull'Audi di Schepp e sul traghetto. Perche' questa potrebbe essere una traccia per 'riempire' quelle 14 ore di buio che hanno ingoiato le gemelline. Questo e' il labirinto nel quale si muovono i poliziotti, supportati stasera da alcuni funzionari di polizia arrivati da Losanna e da Marsiglia. Molto interesse sta nel 'plico' impostato nella Var da Schepp. In quel plico potrebbe esserci la soluzione. Ma il capo del Parquet di Marsiglia, Jacques Dallest, su questo non vuol dire a. Non perche' non si deve allertare un complice, un'ipotesi che e' sempre rimasta nel sottofondo di questa storia, ma perche' la polizia deve avere le mani libere. Fonte. Ansa
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2 commenti
giovanna
dom 13 febbraio 2011 10:55 rispondi a giovannaMAI AVREI VOLUTO LEGGERE UNA COSA COSI' TERRIFICANTE COME QUESTA STORIA MA VOGLIO INCORAGGIARE LA SUA MAMMA POICHE' L'UNICA A SOFFRIRE PER LE DUE GEMELLINE !!!!IN NOME DI DIO LA PREGO SIGNORA ABBIA FEDE MOLTA FEDE VEDRA' CHE LE SUE PICCOLINE STANNO BENE E NON VEDRANNO L'ORA DI POTERLA RIABBRACCIARE PREGHI DIO SI SFFIDI A LUI E VEDRA' CHE LUI LE DARA' TUTTO DI QUELLO CHE LEI HA BISOGNO ......LE SUE GEMELLINE SONO VIVE ASPETTANO SOLO DI ESSERE RITROVATE ,CHISSA' MAGARI SONO CHIUSE IN QUALCHE CASA OPPURE QUALCHE CASCINA CASOLARE ABBANDONATO E NON SANNO COME FARE STARANNO LI' AD ATTENDERE CHE LA SUA MAMMA LE TROVI.....ABBIA FEDE
maria,g
sab 12 febbraio 2011 06:33 rispondi a maria,gNotizie come queste che non si vorrebbero leggere mai. Una accorata preghiera al Signore che le bambine siano vive. Ma se il Sig. Schepp con lucidita` ha pianificato l`omicidio, il depistaggio con spostamenti irregolari, il cellulare spento, il navigatore satellitare introvabile, spero tanto di sbagliarmi ma la frase "non li rivedrai mai piu`" risultera` terribilmente vera. Spero che la tecnologia insieme a delle menti sane e professionali trovano le bimbe, tracciando il disperato percorso di un papa`che non ha avuto la forza di proteggere se stesso e le sue bambine. Coraggio mamma Irina, la speranza e`l`ultima a morire, ed io spero con lei.