
Il Tribunale dell’appello ha confermato la sentenza di primo grado che condannava il giornalista savese, Giovanni Caforio alla pena di sette mesi di reclusione per aver diffamato il sindaco Dario Iaia e il Comune di Sava. La corte ha condannato Caforio al pagamento delle spese di giudizio sostenute dalle parti civili quantificate in 1.600 euro. Sempre nella sentenza di primo grado il giornalista era stato condannato al pagamento delle spese di quel processo pari a 6.840 euro (per le spese di costituzione parte civile sia da parte del sindaco Iaia sia del comune di Sava), oltre al risarcimento danni in favore di Iaia quantificati in 7.500 euro e del comune per latri 5.000 euro. Iaia è stato difeso dall’avvocato Pasquale Fistetti mentre il comune dal penalista Egidio Albanese.
I fatti per i quali Caforio è stato ritenuto colpevole si riferiscono ad alcuni suoi articoli pubblicati sul suo giornale e su Facebook relativi ad un attentato incendiario di cui fu vittima il sindaco di Sava nel 2013. (L’incendio della sua auto e della moglie).
Per quegli articoli il pubblico ministero Lelio Fabio Festa aveva già emesso un decreto di citazione in giudizio nei confronti dell’imputato accusandolo di avere «offeso l’onore e la reputazione personale e politica di Dario Iaia nella qualità di sindaco del comune di Sava».
Dopo l’attentato incendiario dell’aprile del 2013, si legge negli atti d’accusa, Caforio «in numerosi articoli ed editoriali … avviava una sistematica campagna denigratoria, sostenendo – senza al contempo indicare il fondamento conoscitivo delle proprie affermazioni, che l’attentato fosse riconducibile al malcontento di ambienti criminali ai quali Iaia si era rivolto, promettendo, in cambio di sostegno elettorale, benefici (primo fra tutti posti di lavoro) che poi non aveva elargito e così usando l’illegalità per farsi erigere a rappresentante della legalità».
Nel corso del dibattimento d’appello, Caforio aveva ammesso di aver lanciato quelle accuse, si legge nel dispositivo, «dando voce all’opinione raccolta nel paese circa la ragione di quell’attentato lasciando intendere di aver prestato fede a considerazioni e valutazioni diffuse che, al limite del pettegolezzo, erano circolate in un contesto territoriale assai ristretto come quello di Sava, senza compiere alcuna personale verifica sull’attendibilità della circostanza».
Il sindaco Iaia ha trasmesso la sentenza di condanna al presidente del Consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti della Puglia per gli adempimenti del caso.
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