
C’è anche un’impresa edile con sede a Manduria, insieme a un’altra di Lizzano, tra i principali protagonisti dell’inchiesta per frode fiscale e riciclaggio che ha scosso l’Italia intera e ha visto la Guardia di Finanza eseguire perquisizioni in undici province, compresa Taranto. Al centro dello scandalo, la creazione e la commercializzazione di crediti fiscali inesistenti per un valore complessivo che supera i 4 milioni di euro.
Secondo la Procura distrettuale di Brescia, le due imprese della provincia ionica – tra cui quella manduriana – avrebbero emesso false fatture per lavori mai eseguiti, contribuendo così a “fabbricare” oltre un milione di euro di crediti d’imposta fittizi. Tali documenti sarebbero stati destinati a una società di intermediazione finanziaria con sede a Milano, priva però di autorizzazioni e struttura reale, che avrebbe fatto da “veicolo” per la cessione dei crediti a varie aziende, incluso il Brescia Calcio S.p.A.
L’imprenditore manduriano è stato raggiunto da un avviso di garanzia e la sua azienda è finita al centro delle perquisizioni condotte dai militari della Guardia di Finanza di Taranto, su delega del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Brescia. Dalle sedi della ditta sono stati sequestrati documenti contabili ritenuti cruciali per accertare le responsabilità dirette nella maxi frode fiscale.
Gli inquirenti sostengono che il sistema truffaldino si fondasse sull’emissione di fatture per operazioni inesistenti da parte di imprese fantasma o fiscalmente inadempienti, spesso intestate a soggetti con precedenti per reati tributari. L’impresa manduriana, secondo quanto emerso, sarebbe tra quelle che hanno contribuito in modo significativo alla produzione di crediti falsi: circa un quarto del totale generato e poi ceduto tramite la società milanese sarebbe riconducibile proprio alle due cartiere della provincia di Taranto.
L’indagine, coordinata dai pubblici ministeri Benedetta Callea e Iacopo Berardi, ha già coinvolto 25 soggetti tra persone fisiche e giuridiche. Tra gli indagati, oltre agli imprenditori tarantini, figurano anche il presidente del Brescia Calcio Massimo Cellino, il commercialista Marco Gamba e la stessa società sportiva, già penalizzata con la retrocessione in Serie C per l’utilizzo di quei crediti fittizi nel pagamento dei contributi previdenziali dei calciatori.
L’inchiesta prosegue e potrebbe allargarsi ulteriormente. Intanto, nella città di Manduria, la notizia dell’indagine ha scosso il tessuto economico locale, mettendo in luce ancora una volta quanto i reati finanziari possano partire da piccole realtà territoriali per poi avere ricadute su scala nazionale.
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