Venerdì, 3 Maggio 2024

Giudiziaria

Il 23 gennaio del 2018 Modeo era stato arrestato dalla polizia con l’accusa di essere l’autore di una tentata rapina ad un tabaccaio

Dieci mesi in carcere da innocente, assolto anche dalla Corte d’appello

Avvocati Giuseppe Brunetti e Davide Parlatano Avvocati Giuseppe Brunetti e Davide Parlatano | © La Voce

Accusato di essere l’autore di una rapina finita male ad un tabaccaio di Manduria, arrestato e poi scarcerato dopo dieci mesi perché ritenuto estraneo ai fatti. Non contenta dell’assoluzione “per non aver commesso il fatto”, la pubblica accusa aveva proposto opposizione alla Corte di appello che ieri ha confermato la stessa formula assolutoria. Si chiude così per il ventiduenne manduriano William Modeo, detenuto ingiustamente per dieci mesi con la grave accusa di tentata rapina a mano armata. Un incubo per lui e per la sua famiglia finito grazie anche ai due avvocati, Davide Parlatano e Giuseppe Brunetti (foto) che hanno sostenuto l’innocenza del loro assistito in entrambi gradi di giudizio.

Il 23 gennaio del 2018 Modeo era stato arrestato dalla polizia con l’accusa di essere l’autore di una tentata rapina ad un tabaccaio del rione Santa Gemma a Manduria. Secondo l’accusa, il giovane insieme ad un complice che non è stato mai individuato, s’introdusse nella tabaccheria armato di pistola e con il volto coperto da una maschera. La rapina fallì per la reazione del titolare che riuscì a mettere in fuga i due rapinatori. Da allora è iniziata la lunga battaglia legale sostenuta dagli avvocati Brunetti e Parlatano conclusa con il pronunciamento della Corte di Appello di Taranto. Nel dibattimento i due avvocati hanno fatto cadere le prove d’accusa che si basavano su una felpa trovata in casa del sospettato simile a quella indossata da uno dei due rapinatori, così come l’aveva descritta il tabaccaio ed anche le immagini della telecamera di sorveglianza interna all’esercizio che aveva ripreso tutta la scena. La difesa del giovane ha fatto però emergere forti contraddizioni tra i ricordi della vittima testimoniati in aula e le sue dichiarazioni iniziali ed anche delle discrepanze tra le caratteristiche dell’indumento trovato in casa del giovane e le immagini registrate. Il pubblico ministero aveva chiesto quattro anni di reclusione.

N.Din.

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