
Allarme nel cuore del Primitivo di Manduria: il prezzo delle uve da vino è precipitato a livelli mai visti prima, mettendo a rischio la tenuta economica di centinaia di aziende e di migliaia di famiglie. Le piccole e medie imprese vitivinicole della zona denunciano che, nonostante la qualità delle uve sia giudicata eccellente, il valore riconosciuto ai produttori è sceso a cifre che non coprono nemmeno i costi di produzione.
Secondo i dati diffusi dall’Associazione Viticoltori Indipendenti (Avi), le uve Igp vengono oggi pagate in media 45 euro al quintale, mentre quelle Doc non superano i 65 euro: una caduta senza precedenti proprio a ridosso della vendemmia 2025. A rendere la situazione ancora più grave c’è l’aumento dei costi: mantenere un ettaro di vigneto richiede 6-7 mila euro l’anno, spese che non vengono più recuperate con le vendite.
«Siamo arrivati al punto in cui produrre vino non è più sostenibile – spiegano dall’Avi –: il rischio è la sopravvivenza stessa del tessuto economico e culturale di un territorio che si identifica nella viticoltura».
L’associazione, nata ufficialmente nel novembre 2024 e oggi forte di un centinaio di iscritti soprattutto nell’area sud della provincia di Taranto, ha scelto di appellarsi direttamente alle istituzioni: dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, dal presidente della Regione Puglia al prefetto di Taranto, fino ai sindaci e al Consorzio di Tutela. La richiesta è una sola: dichiarare lo stato di crisi del comparto e attivare subito misure straordinarie di sostegno.
Un paradosso emerge dai dati dell’export: nei primi sei mesi del 2025 i vini rossi italiani hanno registrato un +5% in volume e una crescita tra il 2,5 e il 3% in valore. Numeri che contraddicono la narrazione del calo dei consumi diffusa dai grandi gruppi d’acquisto, accusati dall’Avi di pratiche speculative. «Siamo convinti – afferma il direttore Salvatore Tatullo – che si tratti di un’azione coordinata di pochi operatori, che impongono prezzi insostenibili».
Le conseguenze, avvertono i viticoltori, rischiano di essere disastrose: aziende in perdita, abbandono dei vigneti, impoverimento delle famiglie, fuga dei giovani, perdita di migliaia di posti di lavoro e degrado del paesaggio rurale. «Non ci accontenteremo più di promesse elettorali – ribadiscono –. Servono interventi immediati».
Tatullo denuncia anche l’assenza di dialogo con il Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria Doc: «Abbiamo chiesto più volte un incontro senza ricevere risposte. Ora chiediamo con forza che Regione e Governo si facciano carico della situazione».
La palla passa alle istituzioni, chiamate a decidere se accogliere o meno la richiesta di apertura dello stato di crisi.
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4 commenti
Agfa
oggi, dom 7 settembre 09:06 rispondi a AgfaToc, toc, toc. Un'altro che bussa a denari. Ma volete spiegare dove volevate andare a parare con l'inusitato proliferare di vitivinicole e imbottigliamenti? In Italia ci sono decine di migliaia di concorrenti. una bottiglia di vino costa l'ira di dio mi volete spiegare quanto contavate di vendere? La trasmissione Report ha parlato chiaramente della diffusione e facilità della sofisticazione, eppure si continuano a impiantare nuovi vigneti. Un mare di offerta e striminzita domanda come era ovvio, specie dalle nostre parti dove insiste ancora la produzione privata ad uso personale. Quello vinicolo è un comparto artatamente pompato, ma ad un vero competente del settore non poteva sfuggire che prima o poi sarebbe "fallito". Ma qualcuno che faccia bilanci economici previsionali e piani di sviluppo lo avete?
Francesco
oggi, dom 7 settembre 10:22 rispondi a FrancescoMah.. davvero no so se a volte si apre bocca solo per emettere aria senza nessun senso... cosa c'entra il prezzo della bottiglia che sopra ha i costi e i margini di mille intermediari, non per ultimi i ristoratori che ricaricano del 300 per cento con il prezzo delle uve che è inferiore ai costi di produzione?
Marco
oggi, dom 7 settembre 08:39 rispondi a MarcoSembra una decisione che favorisce solo i grandi produttori NON MANDURIANI... Gli affaristi per intenderci. 🧟♂️
Lorenzo Libertà per la Marina
oggi, dom 7 settembre 08:09 rispondi a Lorenzo Libertà per la MarinaQuando un paese non sa tutelare le due cose più importanti che ha, Mare e vino, non è più un paese ma una " colonia" abitata da " sudditi" e amministrata da " giullari" 😜 Opinioni