
Emanuele Filiberto era un povero Cristo, incapace di attendere proficuamente a qualsiasi lavoro. In campagna non sapeva da che parte cominciare, ma disse che lui non si mischiava con i contadini! Lui si chiamava Emanuele Filiberto perché cugino del re d’Italia: cosa costava dire di sì a un imbecille? Però doveva pur vivere! Era il tempo in cui c’era la cementificazione selvaggia di San Pietro, e anche il più scarso dei manovali riusciva a trovare qualcosa. Emanuele ormai aveva fama di incapace, ma davanti alla squadratufi… Quando doveva tagliare una misura non riusciva mai a farla giusta, perché “la squadratufi vibrava”. Come bestia da soma però andava lo stesso. Emanuele disse che lo sottovalutavano. Disse che aveva costruito lui la casa che abitava, con olio di gomito e tanta volontà. Manduria però non è certo il paese in cui si riescono a tenere i segreti non fu difficile scoprire che Emanuele abitava nella casa che la suocera gli aveva concesso in comodato d’uso. Ora è sparito dal paese. Sarà andato da suo “cugino” il re?
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