
C’è anche un manduriano tra le persone finite in carcere nell’operazione che all'alba di ieri ha fatto scattare 13 arresti in tutta Italia per traffico illecito di rifiuti e riciclaggio. Si tratta di Francesco Sperti, 56 anni, ufficialmente senza nessuna occupazione ma che secondo la Direzione distrettuale antimafia di Lecce che ha coordinato le indagini condotte dai militari della Guardia di Finanza di Taranto e dal Nucleo ecologico dei carabinieri di Lecce, Sperti che è difeso dall’avvocato Cosimo MIcera, sarebbe uomo di fiducia del tarantino Roberto Sperti ritenuto a capo dell’organizzazione di presunti trafficanti tarantini. A condurre le indagini nella provincia di Taranto è stato il nucleo della Guardia di Finanza provinciale alla guida del tenente colonnello Antonio Marco Antonucci. L’operazione conclusa ieri ha coinvolto in tutto 45 indagati a vario titolo per reati di natura ambientale residenti nelle province di Lecce, Taranto, Brindisi, Palermo, Cosenza, Reggio Calabria, Salerno, Napoli e Caserta.
Tra questi emerge il nome del manduriano Sperti definito dagli investigatori «personaggio di fiducia di Scarcia e i suoi sodali. Proprio grazie a Sperti – scrivono agli atti gli inquirenti -, il gruppo poteva usufruire di un capannone con annesso piazzale antistante, situato nel Comune di Surbo (Lecce)».
Nelle intercettazioni appare evidente il rapporto fiduciario tra Sperti e Scarcia, quest’ultimo abbisognevole di un collaboratore fidato in grado di sostituirlo nell’organizzazione degli scarichi di rifiuti che sarebbero avvenuti in successione nel capannone di Surbo. «Sperti Francesco, perfettamente a conoscenza della illegale attività posta in essere da Scarcia – si legge nell’ordinanza di custodia preventiva -, ne condivideva le condotte, talvolta provvedendo in prima persona nella risoluzione delle problematiche che di volta in volta si presentavano a tal punto da suggerire anche gli orari più favorevoli per effettuare gli scarichi di rifiuti».
L’organizzazione provvedeva a far sparire i rifiuti pericolosi di ogni genere gettandoli nelle discariche o sotterrandole oppure bruciandoli. Come copertura per i trasferimenti dei carichi illegali, i componenti dell’organizzazione utilizzavano false documentazioni della Provincia di Taranto che provavano l’esistenza di discariche regolari che esistevano solo sulla carta. Una di queste figurava anche nel territorio di Manduria.
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3 commenti
giorgio sardelli
mar 18 maggio 2021 12:23 rispondi a giorgio sardellil'illecito lo hanno denunciato adesso prima li cicci e poi la chianca lavorano da cinquant'anni tutto quello che è passato prima? gli inquirenti dove erano? forse adesso che la discarica e strapiena hanno alzato il coperchio della pentola intanto che gli faranno agli arrestati tra tre mesi nessuno ne parlerà più mentre le persone adulti e bambini continuano ad ammalarsi non è difficile risalire alla provenienza bisognerebbe prendere quelle persone e farli stare giorno e notte a soggiornare sulla monnezza smaltita illegalmente sino la fine dei loro giorni altro che tribunali giudici e compagni.
Domenico
mar 18 maggio 2021 07:10 rispondi a DomenicoÈ semplice trovare la soluzione. Legare la responsabilità dei rifiuti al produttore fino allo smaltimento o riciclaggio definitivo. Oggi lo stesso se ne lava le mani affidandoli a uno smaltitore spesso autorizzato con documenti falsi o prodotti con la"compiacenza pecuniaria". In qualche caso anche i controlli sono assenti o seguono la stessa sorte. Oggi le pene sono risibili per chi si arricchisce avvelenando gli altri, compromettendo l'ambiente. Il produttore continua a produrre e la fa franca; al momento opportuno cambia formalmente nome e assetto sociale per "ripulirsi", lui! E le stelle (chi è in alto) stanno a guardare...
Mario Fortunato
mar 18 maggio 2021 06:32 rispondi a Mario FortunatoIn galera per 20 anni!