Lunedì, 6 Maggio 2024

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L’impianto, dismesso definitivamente nel 2008 dopo cinque anni di esercizio e un breve periodo di post gestione lasciata a metà per «troppi rischi d’impresa», è risultato inquinante per l’infiltrazione di percolato

Aggiudicati per la terza volta i lavori per la messa in sicurezza della Li Cicci

La vecchia discarica Li Cicci La vecchia discarica Li Cicci | © La Voce di Manduria

È la «Tralice Costruzioni» di Cardito, provincia di Napoli, l’impresa che si è aggiudicata i lavori di messa in sicurezza della vecchia discarica «Li Cicci» di Manduria. L’impianto, dismesso definitivamente nel 2008 dopo cinque anni di esercizio e un breve periodo di post gestione lasciata a metà per «troppi rischi d’impresa», è risultato inquinante per l’infiltrazione di percolato nella parte più profonda del suolo e della falda. Alla «Tralice Costruzioni» che con il 31,21% di ribasso si è imposta sulle altre offrendosi per 365mila euro, toccheranno solo interventi di ripristino delle parti danneggiate e distrutte dei precedenti interventi. Per la bonifica radicale del sito occorreranno altri stanziamenti, per almeno un milione e mezzo di euro, al momento previsti solo sulla carta.

Il progetto esecutivo prevede la copertura delle bancate di rifiuti con guaina speciale precedentemente danneggiata da un incendio e il ripristino di tutti i sistemi di scolo, raccolta percolato, impiantistica idraulica ed elettrica, recinzione e quant’altro era stato precedentemente depredata per ben due volte. Quest'ultima opera di messa in sicurezza, è la terza eseguita negli ultimi dieci anni sulla stessa ex discarica. I ultimi lavori aggiudicati allìimpresa campana non prevedono nessun sistema di videosorveglianza. Nello specifico gli interventi consistono nel rifacimento dell’impermeabilizzazione dei cumuli di rifiuti mediante rivestimento con telo impermeabile ed ignifugo previa idonea sagomatura e modellazione dei cumuli stessi; la posa in opera di tutti i chiusini presenti nell’area (vasche di raccolta acque meteoriche, cavidotti); recinzione e cancelli di accesso mancanti o danneggiati.

Considerato l’elevato rischio del sito, sitato in un’area isolata e scarsamente frequentata se non dai proprietari dei terreni agricoli circostanti, è stato prescritto all’amministrazione comunale del Comune di Manduria di garantire ad opera ultimata, un servizio di vigilanza in loco al fine di evitare il verificarsi di atti vandalici e saccheggiamenti alle opere realizzate e/o danni ambientali già verificati negli anni. Esiste nel cassetto un progetto di bonifica della falda inquinata, si tratta di una mega opera idraulica che costerebbe circa cinque milioni di euro.

La vecchia discarica è stata da sempre causa di insulti all’ambiente (due incendi, tre saccheggi, due inchieste penali ancora irrisolti), ma anche un grosso business per pochi. Si calcola che in cinque anni di attività, la «Li Cicci» abbia fruttato circa 20 milioni di euro di denaro pubblico calcolando una media di 40 euro a tonnellata moltiplicati per 500 mila tonnellate di spazzatura conferita dai 17 comuni del bacino.

Il gestore originario che per contratto avrebbe dovuto provvedere alla bonifica finale del sito (sottrazione dei gas, copertura dei cumuli con terra e piantumazione di vegetazione), dopo cinque anni di incassi si dileguò lasciandola nelle mani dei predatori. Per questo è ancora in corso una inchiesta della procura della Repubblica di Taranto con un indagato che dovrebbe rispondere di tutto. Non si tratta, però, del gestore originario, ma di un ottantenne della provincia di Bari che risulta essere ultimo proprietario dopo una serie di passaggi di mano tra società diverse.

Nazareno Dinoi

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1 commento

  • Domenico
    dom 5 luglio 2020 06:42 rispondi a Domenico

    La cronistoria de "Li Cicci" ci restituisce un romanzo non scritto, di cui tutti conoscono la trama e il prevedibile finale. Una recensione lo relegherebbe al filone di genere supersfruttato di COLD CASE con la differenza, ahimè, che nessun investigatore verrà mai pagato per riaprire i casi irrisolti, trovando colpevoli. Bisognerebbe rispolverare i nomi dei protagonisti, fin dalle prime fasi; dal progettista al proprietario del terreno, dalla trafila che ha fatto i sopralluoghi e ha dato nullaosta, ai politici che hanno spinto, votato e autorizzato (sorprese pre-elettorali?), dai controllori e finanziatori ai realizzatori. Infine l'indagine dovrebbe interessarsi di chi ha preparato il bando di gara, dell' assegnazione dell' appalto e della colpevole mancata vigilanza sulla gestione. Film!

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