Martedì, 16 Settembre 2025

Giudiziaria

Mentre le indagini sembravano essersi arenate, due mesi dopo la rapina, fu proprio la vittima a sbloccare la stasi con un colpo di scena

Accusato di rapina a mano armata, dopo 9 anni assolto grazie ad un tatuaggio

Tribunale Taranto Tribunale Taranto | © La Voce di Manduria

Era accusato di essere uno dei due rapinatori che nel 2013 avevano rapinato un tabaccaio di Manduria minacciandolo con un’ascia da muratore e  a salvarlo è stato il suo tatuaggio. Per ci son voluti quasi nove anni a due manduriani per ottenere l’assoluzione dall’accusa di rapina a mano armata. Un’ascia, per la precisione, l’arnese con cui il 31 agosto del 2013 due banditi brandirono minacciosamente contro il gestore di una tabaccheria di Manduria costretto a consegnare l’incasso ammontante a circa 700 euro.

Ci son voluti quasi nove anni a due manduriani per ottenere l’assoluzione dall’accusa di rapina a mano armata. Un’ascia, per la precisione, l’arnese con cui il 31 agosto del 2013 due banditi brandirono minacciosamente contro il gestore di una tabaccheria di Manduria costretto a consegnare l’incasso ammontante a circa 700 euro. La vittima subito dopo la rapina fu interrogata dai carabinieri ai quali descrisse la scena ripresa anche dalla telecamera interna al locale che immortalò quegli attimi di panico del tabaccaio tenuto a bada da uno dei malviventi mentre l’altro arraffava il contenuto della cassa. Entrambi con il volto coperto da calzamaglia, raggiunto lo scopo i due lasciarono il locale di corsa facendo perdere le tracce. 

Mentre le indagini sembravano essersi arenate, due mesi dopo la rapina, fu proprio la vittima a sbloccare la stasi con un colpo di scena. Recandosi negli uffici del commissariato di polizia di Manduria per sbrigare una pratica amministrativa, il tabaccaio si trovò nella sala d’attesa con un giovane che riconobbe subito essere quello che lo aveva minacciato con la grossa ascia da muratore. Nonostante la calzamaglia sul volto, l’uomo disse di averlo riconosciuto dai lineamenti, da un orecchino che traspariva e dalla camminata.  

Si trattava del manduriano Giulio Modeo, 21 anni all’epoca, che si trovava lì per altri motivi. L’imprenditore espose le sue convinzioni alla polizia che avviò le indagini concluse a febbraio dell’anno successivo con l’arresto del sospetto rapinatore e l’iscrizione sul registro degli indagati del suo presunto complice, il 22enne Maicol Iunco. Solo il primo già noto alle forze dell’ordine.

Nell’interrogatorio di garanzia, l’avvocato di Modeo, Lorenzo Bullo, fece notare una circostanza che metteva in discussione l’attendibilità del fortuito riconoscimento: un vistoso tatuaggio, fatto diversi mesi prima la rapina che ricopriva il polpaccio dell’indagato, non compariva nelle immagini della telecamera di sorveglianza  (il bandito con l‘ascia indossava dei pantaloncini sopra al ginocchio). Lo stesso rapinatore, inoltre, sempre dalle foto estrapolate dal video, non aveva nessun orecchino. In quella occasione il giudice delle indagini preliminari dispose subito la scarcerazione del sospettato. Giunti entrambi a giudizio, il collegio del Tribunale di Taranto, presieduto dal giudice Filippo Di Todaro, ha accolto la tesi difensiva, l’avvocato Lorenzo Bullo per Modeo e Gianluigi De Donno per Iunco, sull’assoluta estraneità dei due giovani anche per l’anomala e contraddittoria modalità del riconoscimento da parte della persona offesa: assolti perchè il fatto non sussiste.

Nazareno Dinoi

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