Siamo stati in isolamento domiciliare, non potendo neanche abbracciare mia figlia, imparando a baciarci con lo sguardo e sorridendoci a distanza. Terminato pochi giorni fa il nostro isolamento, non quarantena, isolamento, sono uscita, ho detto finalmente posso andare a fare la spesa e l’ho fatto. Mi spiegate adesso qual è il piacere che avete ad uscire? Quale il piacere di andare a fare la spesa ogni giorno? Trovare le scuse peggiori per farvi un giro? Per me è stato un incubo, un pugno nello stomaco, ho pianto sola in macchina. La bulimia dell’acquisto non potrà venirci in aiuto, resteranno vuoti i vuoti che riempiremo col niente. Stiamo nuotando giorno e notte per restare a galla e ripetutamente annaspiamo finendo con la testa sott’acqua, per poi darci una spinta e ricominciare a nuotare. E quando c’è qualcuno che dice “ci stanno togliendo tutto” “ma io in casa non resisto” cosa gli rispondo? “Fanculo”.
Siamo in una barca che sta andando a fondo, i decreti sono a puntate, un giro di chiave alla volta. Capisco le ripercussioni psicologiche, ma siamo in guerra da tempo ormai e stiamo decidendo ancora con quali armi difenderci. Impariamo a non rimandare a domani le parole dure di oggi, stringiamo parole anziché mani, così da far valere il doppio ogni promessa. In questo momento di emergenza molte delle nostre abitudini devono diventare superflue, altrimenti diventeranno un reato e saremo tutti assassini. Calato il sipario del nostro palcoscenico interno, senza nessuno in platea, saremo obbligati a mettere in scena la verità e il senso civico e di responsabilità che avremo osservato peserà su ognuno di noi. Forza non si molla, avanti, non si arretra.
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