Quell’appuntamento era stato spostato. Non era più ai ventidue anni, ma verso i venti anni, e sospendeva la vita di un giovane per un anno. Che cosa avrebbero trovato al congedo? I più fortunati avrebbero trovato una donna che li amava, gli altri… Quelli che avevano un lavoro erano quelli che perdevano di più. La legge prevedeva che avrebbero avuto diritto a un anno di aspettativa, ma i padroni, con parole mielose convincevano il giovane a licenziarsi che dopo il congedo… avrebbe trovato un pugno di mosche. Così arrivava il momento di partire. Dalle radio libere si sentiva praticamente in continuazione la canzone “Tornerò”, dei Santo California, dedicata alle fidanzate. Al loro arrivo al CAR nessuno faceva nulla per rendere più dolce quella cosa. I graduati sapevano che sarebbero stati odiati dai nuovi arrivati ed erano severi, gli anziani manifestavano un assurdo odio verso le “spine”, come erano stati pure loro. Un anno passa in fretta, diceva la canzone. Tu passalo! In un ambiente così ostile. Era un anno della loro gioventù rubato.
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