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San Pietro come San Marco, la morte annunciata delle dune

San Pietro come San Marco, la morte annunciata delle dune San Pietro come San Marco, la morte annunciata delle dune | © n.c.

A Venezia il mancato completamento del Mose per l’inefficienza del governo nazionale, l’ottusità di certa magistratura e la lentezza della nostra materia prima : la burocrazia; a San Pietro, marina di Manduria, il supponente menefreghismo e la totale incapacità degli amministratori locali di provvedere alla tutela(anche minima) del territorio, patrimonio di tutti, anche di chi li ha votati. Non mi riferisco ovviamente ai danni subiti da abitazioni e locali pubblici. Mi riferisco alla costa, in particolare alle poche dune rimaste che sono state completamente devastate dal recente maltempo. Un disastro che in parte si sarebbe potuto evitare(o quantomeno limitare) se solo si fossero fatti quegli interventi (recinzioni e rimboscamento) previsti da un relazione circostanziata, presentata ufficialmente al Comune di Manduria nel 2013 (ben sei anni fa) , e sottoscritta da me, da mio suocero, Demetrio Albertini, dal Procuratore Capo di Velletri, Francesco Prete e da Fulvio Perrone, portavoce della Lega Ambiente di Manduria. Un’iniziativa quasi ispirata dai vari ospiti che sono venuti a bagnarsi nel nostro mare. Gente di peso , attori e registi famosi, imprenditori e manager che sono rimasti entusiasti del posto e ci hanno caldamente invitati a preservarne la straordinaria bellezza. La relazione, redatta da un agronomo, Salvatore Attanasio, un professionista competente ed esperto, fu regolarmente presentata all’Amministrazione Comunale dell’epoca ma rimase lettera morta . Da allora ogni anno, puntualmente e caparbiamente, abbiamo continuato a riproporla ai vari sindaci e assessori che si sono succeduti (non ricordo più quanti) senza mai ottenere alcun risultato. Una vergogna. Tutti ci hanno ricevuto , hanno condiviso, approvato e ci hanno assicurato che avrebbero provveduto. Invece non hanno mosso un dito, non si sa se per incapacità e incompetenza o se, cosa ancora più grave, per menefreghismo. Spero solo che non tengano specchi in casa, perché dubito che oggi avrebbero il coraggio di guardarsi in faccia.

Eppure il costo dell’intervento era irrisorio (appena ventinovemila euro) e sarebbe bastato inserirlo in un semplice progetto per accedere ai fondi per la salvaguardia delle coste previsti dalla Regione Puglia (allora, come ancora oggi). Sei anni fa sarebbe stato sufficiente un modesto intervento per risanare una buona parte di dune e preservarle, adesso invece bisogna ricostruirle interamente, insieme alle spiagge. Non possiamo aspettare che provveda la natura, com’è già successo parzialmente lo scorso anno. Intanto perché non è detto che accada di nuovo e poi , anche se dovesse accadere, l’intervento della natura va supportato e potenziato dall’uomo per evitare che l’anno prossimo si torni punto e a capo. Il danno economico per l’intero territorio è enorme. Senza più spiagge e senza quelle poche dune rimaste, l’estate prossima i turisti e le tante famiglie di pendolari andranno a villeggiare altrove e San Pietro rimarrà deserta o quasi, alla faccia di chi ha investito nei vari servizi: bed & breakfast, alberghi, stabilimenti, negozi vari, bar, pizzerie, macellerie, supermercati, ristoranti, fruttivendoli. Medi e piccoli imprenditori che dopo anni di pressappochismo e improvvisazione avevano cambiato registro e avevano cominciato a investire per migliorare le strutture dei propri esercizi e la professionalità del personale, potenziando la ricettività el’attrattiva del posto. A questi, che sono tantissimi, vanno aggiunti anche centinaia di residenti che, dopo essersi battuti per ottenere l’acquedotto, abbandoneranno il mare, orami infrequentabile, senza neanche richiedere l’allaccio all’AQP e sospendendo i lavori di adeguamento richiesti dalle leggi per lo smaltimento delle acque reflue. Siamo migliaia e non credo che questa massa di gente accetterà passivamente che San Pietro in Bevagna resti come fanalino di coda, o scompaia del tutto da quei siti che hanno reso la Puglia “Top Destinations“ turistica facendole guadagnare il riconoscimento come regione più bella al mondo assegnatole dal prestigioso National Geografic Italia.

Lo diciamo principalmente agli attuali Commissari prefettizi, chiamati proprio a sanare le cattive gestioni amministrative del passato, e li invitiamo a esercitare il loro dovere e tutto il loro potere per intervenire tempestivamente e programmare il risanamento di spiagge e dune, inviando sul posto agronomi capaci di valutare i danni e suggerire tempestivamente gli interventi necessari per risanare e preservare e richiamando in servizio dirigenti dell’ufficio tecnico competenti ed efficienti, capaci di inserire nei piani regionali i dovuti progetti di risanamento. Noi, parlo non solo dei miei compagni di cordata della prima ora, ma anche di tutte quelle migliaia di cittadini danneggiati, che sicuramente ci seguiranno, non resteremo con le mani in mano. Se sarà necessario incalzeremo il Comune, e chi lo rappresenta, con ogni mezzo e con maggiore determinazione di come abbiamo fatto in questi anni affinché esercitino appieno il mandato ricevuto. Siamo convinti che questa volta qualcosa si farà . Non è pensabile che chi si occupa della cosa pubblica(politici o funzionari amministrativi che siano) resti indifferente di fronte ad un problema così importante, anche perché , essendoci le risorse necessarie(nazionali e regionali) per poterlo affrontare e risolvere, non ci sono alibi che tengano. E’ solo questione di buona volontà e di capacità tecnica nell’impostare i progetti e presentarli agli Enti preposti per ottenere i finanziamenti che servono. Salviamo San Pietro.

Gino Capone

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1 commento

  • Jack baldari
    dom 24 novembre 2019 06:22 rispondi a Jack baldari

    Grandi verità.. condivido in pieno l'articolo di Gino Capone aggiungo :chi trascura la natura deturpandola e come trascurare la propria famiglia.abbiamo un tesoro immenso da taranto a s.m.di leuca nn. sappiamo valorizzarlo ,quanti posti di lavoro potrebbero essere creati, pubblici e privati potremmo essere la California italiana.altro che reddito di cittadinanza .ma i nostri "amministratori"mi sforzo a chiamarli così ...... dove vivono, perché sono così ciechi. cosa ci guadagnano comportandosi così.

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