Giovedì, 25 Aprile 2024

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Alessandro, troppo giovane per morire, quanti altri ancora?

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Alessandro, troppo giovane per morire, quanti altri ancora? Alessandro, troppo giovane per morire, quanti altri ancora? | © n.c.

La morte di un’altra giovanissima vita nel mio paese, strappata da un tumore al cervello, oltre a procurarmi profondissimo dolore, mi spinge a scrivere quello che da tempo avevo in mente ma che non avevo mai fatto per pudore, forse, oppure per non sembrare approssimativo e catastrofista. Riguarda il mio lavoro di infermiere del 118 che oltre a questo di giornalista occupa l’altra metà del mio tempo e della mia vita.

La morte di Alessandro, 22 anni, immagine della salute e della giovinezza, con un mondo ancora tutto da scoprire a cui l’ultimo pensiero che gli si potesse accostare era quello di una fine così drammatica e immediata (troppo giovane e sano per morire), non è l’unica che ho vissuto e che, inutile fingere, vivrò nel mio lavoro. Noi operatori dell’emergenza, quelli che più di tutti hanno il polso dello stato di salute della comunità in cui operano (34 anni sulle ambulanze penso siano sufficienti per affermarlo), siamo testimoni di una evidente e preoccupante crescita di casi di tumore al cervello in giovani e giovanissimi, qui a Manduria soprattutto, ma non solo. Non che non ce ne siano mai stati, ma almeno negli ultimi quattro o cinque nani, il loro aumento è diventato non più trascurabile. Ce ne accorgiamo quando entriamo nelle case di chi sta male e ci chiama, oppure quando ci scambiamo le storie tra colleghi. Sempre più frequente la frase: «sai che ne abbiamo scoperto un altro?».

Provate anche voi, voi che mi state leggendo, a pensare a quanti vostri conoscenti sono morti di questo male. Bene, moltiplicate il numero per almeno cento volte considerando i casi a voi sconosciuti o di quelli che ce l’hanno fatta a guarire o che stanno lottando ancora contro questo male. Un esempio, pratico, reale? Nella strada dove abito ci sono stati e ci sono tre casi di tumore al cervello in persone giovani e giovanissime. Combinazione? Forse, ci crederei di più se non facessi il lavoro che faccio.

E non si pensi siano solo nostre impressioni di operatori della sanità che entrano nelle case id chi sta male. Una prova più autorevole di questo aumento - che spaventa per come sia passato e stai passando sotto silenzio -, è contenuta nei dati ufficiali del Registro tumori della provincia di Taranto pubblicati nel 2017 dalla Asl e relativi agli anni 2006 – 2012 (aggiornati a sette anni fa, quindi). Nella parte dedicata ai tumori al cervello, si legge, testualmente: «Il tumore maligno dell’encefalo risulta equamente distribuito fra i due sessi con tassi età specifici più elevati nei maschi residenti in provincia rispetto ai residenti nel SIN (zona industriale Taranto e Statte), nelle fasce di età 55-75 anni. Il TSD (Tasso standardizzato diretto), presenta valori più elevati nel distretto di Manduria». Proprio così. Il numero di tumori al cervello negli abitanti del distretto di Manduria (Avetrana 3 casi, Fragagnano 4, Lizzano 4, Manduria 21, Maruggio 3, Sava 3, Torricella 4 casi), è superiore a quello di qualsiasi altro abitante della nostra provincia. Con questa scala: Manduria, Grottaglie, Martina Franca, Massafra, Taranto, Ginosa.

Cosa si può fare? Ammettendo comunque che questa crescita recente di casi possa essere frutto della mia e della nostra suggestione, sarebbe intanto utile e necessario avere un dato certo e aggiornato (ricordo che il registro tumori è fermo al 2012). Ancora più utile e necessario, poi, sarebbe capire il perché di questa eventuale crescita con uno studio epidemiologico serio e, perché no, ambientale e sullo stile di vita (magari finanziato dal pubblico o dall’associazionismo), per scoprire le cause di questo insidioso male che non dovrebbe preoccuparci soltanto (come è accaduto oggi a me), quando la vita ci metterà di fronte all’ennesima fine di uno o una «troppo giovane e troppo sano per morire».

Nazareno Dinoi

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