Venerdì, 9 Maggio 2025

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Manduria, discariche fuori controllo tra inquinamento e politica assente

Giancarlo Vincitorio Giancarlo Vincitorio

La vicenda delle discariche di Manduria continua a essere una ferita aperta per il  territorio, con conseguenze ambientali e sociali sempre più preoccupanti. Al centro della protesta dei  cittadini è oggi la discarica “La Chianca” a cui si aggiungono le preoccupazioni per la vecchia discarica “Li  Cicci”, esaurita da oltre vent’anni e mai davvero messa in sicurezza nonostante ingenti spese pubbliche.  

Attiva dal 2003, “La Chianca” è stata costretta ad aumentare la propria capacità: da 630.000 metri cubi  iniziali, a 1 milione nel 2016, fino ai 1.150.000 metri cubi previsti dall’ultima proroga regionale. Una  montagna di rifiuti alta 14 metri, estesa su 110.000 metri quadri.  Gli enormi quantitativi, oltre al negativo impatto visivo, destano forti preoccupazioni, soprattutto per i teli  che dovrebbero proteggere il sottosuolo. “Essi, progettati per sostenere il peso iniziale, rischiano oggi di  non reggere più e di lasciare che il percolato inquinato si disperda nei terreni e nelle falde sottostanti.  Inoltre, questa discarica non ha un certificato di agibilità urbanistica valido”. A dichiararlo è Il consigliere  comunale Domenico Sammarco di Alleanza Civica Popolare Manduria Migliore – Federcivica – Puglia  Popolare Manduria.  

Studi effettuati nel 2023 hanno già evidenziato un inquinamento dei pozzi interni ed esterni all’impianto,  segnalando ciò come conseguenza delle eventuali lacerazioni dei teli. Una situazione, quindi, che è causa di  gravi rischi per l’intero ecosistema. “A tutto ciò – a parere del consigliere Sammarco - si sommano gravi  criticità burocratiche e urbanistiche per il fatto che la discarica non risulterebbe avere un certificato di agibilità urbanistica valido e non sono stati completati gli espropri di tutte le particelle catastali, alcune  delle quali risultano ancora intestate a privati. Senza contare che la zona è classificata come agricola dal  piano regolatore, mentre il PAUR regionale fa riferimento a un PUG comunale ancora in fase di  approvazione e quindi non efficace”.  Per il consigliere Sammarco ci sarebbero anche dubbi e ombre sulla gestione: la società concessionaria è  cambiata nel tempo, passando da un’ATI poi sciolta, fatto che avrebbe potuto giustificare la risoluzione del  contratto.  

Sul banco degli imputati finisce anche la politica locale. Anni di amministrazioni brevi e incerte hanno  paralizzato qualsiasi controllo effettivo, mentre le giunte succedutesi — inclusa quella attuale guidata dal  sindaco Gregorio Pecoraro — a parere di Sammarco – “non hanno mai avuto il coraggio di usare i poteri  ordinari per fermare, anche solo temporaneamente, l’attività della discarica”. Solo oggi il sindaco Pecoraro  lancia un appello all’unità di partiti, movimenti, associazioni e cittadini, ma lo fa dopo aver creato un  secondo comitato istituzionale, dividendo di fatto il fronte della protesta. “Fortunatamente nell’ultima  seduta del consiglio comunale è passato un emendamento – afferma Sammarco – che impegna il Comune a  chiedere ulteriori analisi alla concessionaria dell’impianto all’interno del sito della discarica e a procedere  con campionamenti diretti nei pozzi all’esterno per un’area di circonferenza di 1,5 km proprio con l’intento  di verificare i possibili valori sopra soglia della falda”.  Il consigliere Sammarco conclude che ora la comunità si trova a rincorrere l’ennesimo provvedimento  regionale con un ricorso dagli esiti incerti. È tempo di agire, prima che l’ennesimo schiaffo al territorio si  trasformi in un danno irreversibile”.

Giancarlo Vincitorio 

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