Quanto dolore in questa vicenda. A prescindere dalla giusta pena che deve essere assegnata da un giudice (non dai social) immagino la sofferenza dei genitori, dei parenti nel trovarsi difronte a dei figli che non riconoscono, colpevoli di qualcosa di disumano; quello dei ragazzi stessi che vedono la loro stessa vita definitivamente segnata per un idiozia fatta senza usare il cervello (o forse il cuore).
Mentre non v’è dubbio sulle responsabilità oggettive dei ragazzi (chi più, chi meno), pochi pensano alle responsabilità sociali che trascina con sé la vicenda.
Il fallimento educativo di una generazione intera di genitori, di insegnanti, di sociologi e psicologi, di preti ed educatori.
Un sistema fallimentare che ha il dovere di fare un severo esame di coscienza per riformarsi.
Ma non sui social!
Occhi negli occhi, scontrandosi ed incontrandosi per imparare a dialogare e, forse, fare in modo che non succeda più.
Mai più. In memoria del signor Antonio ed anche di queste vite spezzate.
Roky Gne Dll
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