Siamo davvero strani quando ci rapportiamo sui social; postiamo di tutto e di più, ma quando a postare sono gli altri tutto ci sembra esagerato.
Ad esempio viene spontaneo condividere con gli amici la gioia di una vacanza, un momento di relax, un viaggio, tanto più se i nostri lavori ci tengono solitamente ancorati in un posto, ma se a postare le foto sono altri... “oh, tutti sti culi!”, “Mamma mia e che sarà mai, devono proprio raccontare tutto?”, “Ma vedi questi, poi dicono...”.
Viene naturale anche condividere un momento triste, un dolore forte perché sfogarsi può aiutare, ma se lo facciamo noi è ok, lo fanno gli altri: “ma potevano risparmiarselo”, “ma a che serve?”.
Ed ancora se uno condivide le foto di quel che mangia, compra, colleziona, inventa, crea, realizza... “ma chi se ne frega!”, “Ma a che serve?”...
Ma vi ha mai sfiorato l’idea che chi pubblica e condivide lo faccia unicamente per il piacere di comunicare, ridere e scherzare o piangere e confortarsi con gli amici lontani che non può avere affianco fisicamente ma ama sentire presenti nel proprio quotidiano e che non ci pensi minimamente a voi che siete amici face, ombre, fantasmi, spie e nulla più?
Se le persone non vi piacciono col loro modo di fare su Facebook, probabilmente non le stimate nemmeno nella vita reale, quindi non fareste prima a stringere il cerchio delle amicizie sui social? O avete bisogno di fan, numeri, seguaci per sentirvi qualcuno?
Riguardo alla privacy poi non fatemi ridere, la sola cosa che vi dispiace è che se uno si racconta da solo non avete la possibilità di spettegolarci alle spalle.
Insomma, gli altri esagerano e non comprendono i pericoli dei social, e voi che pubblicate anche le foto di quando andate a cesso, che avete falsi profili per amicizie al buio e commenti anonimi che non avete le palle di fare di faccia, voi che scrivete e commentate solo per tenere in piedi un personaggio di facciata?
La privacy violata non è una foto sui social, ma una vita spiata; la privacy violata non è sapere cosa gli altri fanno, ma sindacare su come gli altri vivono. Ciò che manca di rispetto e decoro per gli altri non andrebbe mai pubblicato, per tutto il resto c’è “MasterCazzi mia”.
Tiziana Brunetti
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