Un gattino ha smesso di lottare questa notte alle 2.00. È morto a 25 giorni di vita e non ha mai conosciuto la sua mamma, né sentito il tepore dei suoi baci e delle sue fusa, e non ha mai assaporato il sapore dolce del suo latte. Dal primo istante di vita ha avuto solo chi lo ha soccorso e messo in un secchio per arrivare fino a me e poi - grazie anche all’aiuto di tanti - è stato allattato al biberon amorevolmente da me con latte in polvere e scaldato con borse di acqua calda.
Ce l’avevamo quasi fatta piccolo amore mio, ma all’improvviso e in poche ore ti sei arreso e sei morto tra dolori e sofferenze atroci. E tutto questo perché c’è in giro ancora tanta gente cattiva e ignorante che non sterilizza e strappa i gattini alle mamme e li butta come immondizia tra i rifiuti.
Ti ho dedicato completamente il tuo ultimo mese di vita ma tutto questo non è servito a salvarti. Mi sento in colpa. Una fallita. Una incapace. Ho troppo dolore nel cuore. Eppure non posso stare ferma a leccarmi le ferite perché insieme alle mie compagne abbiamo altre 40 vite a cui dedicarci.
Che siate maledetti tutti voi che fate del male agli indifesi, ai piccolini, ai neonati. Vola libero sul ponte piccolino senza nemmeno mai aver avuto un nome, corri libero dalla cattiveria umana e dal dolore e la sofferenza. Resterai per sempre inciso nel mio cuore ferito, straziato e stanco.
Ines Tripaldi (Post pubblicato su Zampettando)
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