Aveva scritto parole piene di tutti i sentimenti del mondo ma, da vecchio, conosceva bene solo la solitudine. Forse aveva sbagliato qualcosa nella sua vita, e la famiglia lo teneva ancora solo per vivere alle sue spalle con le sue entrate, lasciandolo da solo ad affrontare l’esistenza. Per dare un senso alla sua vita si era creato un mondo tutto suo, che riversava su novelle e racconti che scriveva, ed ogni giorno scriveva ancora una pagina: l’ultima! Secondo i suoi propositi, ma, il giorno dopo, scopriva che c’era ancora tanta vita da raccontare, e lui apriva una nuova pagina, su cui riportare le sue sensazioni. Così raccontava la sua rabbia nel vedere fior di delinquenti in piena salute, mentre chi aveva tanto da dare alla Società doveva combattere contro la vita. Si chiedeva chi era quel Dio imbecille che si divertiva a dare tanto ai mascalzoni e negare alle brave persone anche il minimo sindacale. Lo scriveva sulle sue pagine, ma chi le avrebbe lette? Ed anche leggendole, chi le avrebbe capite? Ma lui ci provava: forse lo avrebbero capito.
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