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Io, operaio Ilva inutile o scomodo?

Io, operaio Ilva inutile o scomodo? Io, operaio Ilva inutile o scomodo? | © n.c.

Mi chiamo Aldo Schiedi ho 43 anni di cui 19 trascorsi nello Stabilimento Ilva di Taranto e 17 passati nella famosa e impattante (a livello ambientale) area a caldo. In particolare nell’Area cokeria, e sono uno dei 2586 esuberi che lo scorso 30 ottobre 2018 ha ricevuto la missiva da parte dell’ILVA Spa che mi comunicava la messa collocazione in Cassa integrazione a zero ore a far data dal 1°novembre 2018. Sinceramente questa decisione da parte dell’azienda di collocarmi in cassa integrazione non mi ha più di tanto sorpreso anche se mi aspettavo un epilogo diverso e vi spiego il perchè.

Negli anni trascorsi infatti sono stato un attivo cittadino e lavoratore, attento alle tematiche ambientali, oltre che un ex attivista a tempo pieno di uno dei Meetup locali Tarantini (Taras in Movimento) per intenderci quello escluso da tutte le elezioni Comunali e politiche 2018. Sono stato firmatario di numerosi esposti contro l’azienda, oltre ad aver subito dei rapporti disciplinari anche per infortuni che mi avrebbero potuto far perdere la vista, come quello del gennaio 2016, prontamente la notizia riportata anche da numerose testate nazionali. Rapporti disciplinari che ho prontamente contestato nelle sedi provinciali del lavoro, riducendo o spesso annullando del tutto le giornate di sospensione ricevute dall’azienda. Alla fine del 2016 essendo l’addetto anti incendio dell’area sottoprodotti e preoccupato della sicurezza dei miei colleghi, denunciai a svariati enti preposti, la carenza e la deficitarietà del sistema anti incendio in uno dei reparti più ad alto rischio infiammabilità, in quando vi potevano essere oltre alla presenza di gas fuggitivi nell’aria in quanto a ridosso dell’impianto batterie 7/10, anche enormi serbatoi di catrame, ben 6. Gli enti preposti posso decisamente affermare risposero con solerzia e celerità alla richiesta di un rapido controllo ed intervento. Non so se sia stato un caso ma dopo quell’intervento, non sono più riuscito a rimettere piede in quel mio vecchio reparto d’appartenenza denominato “sottoprodotti” da cui sono trasferito nel settembre 2016 senza alcuna motivazione ma con la stessa mansione nell’officina meccanica Ome-Mua. Caso ha voluto “anche” che dopo circa due anni in questo reparto dove Sì, mantenevo la stessa mansione di addetto antincendio, ma con la differenza che questa volta ero stato formato (cosa che prima pensate un po’ nemmeno lo ero), tramite un corso previsto in questi casi e con annesso cambio mansione. Ma nonostante fossi ad oggi l’unico addetto anti incendio del reparto Ome Mua, che include anche altri impianti distaccati e dislocati nell’area, come quello della Rigommatura nel quale però (non ho mai compreso il perché) personalmente non sono mai intervenuto con nessuna sostituzione.

Come dicevo, facevo parte della squadra antincendio ma in maniera strutturale organizzativa venivo posto nell’organico della squadra dell’attrezzeria meccanica (praticamente smantellata del tutto dagli esuberi), ma nello stesso momento eseguivo le indicazioni da un altro preposto denominato Cos (Coordinatore sicurezza) che mi indicava su come sistemare gli estintori e manichette con le relative scadenze, cosa che ritengo a dir poco anomala come prassi ma può darsi che mi sbagli. Come anomalo sia il fatto che tutti gli addetti antincendio siano stati confermati in quasi tutti i reparti tranne che all’Ome Mua, dove la figura tra l’altro era individuale e quindi indispensabile ed attualmente del tutto assente. Come atipiche a quanto pare sono risultate (ed i sindacati ne sono consapevoli) le scelte che hanno portato molti lavoratori sia con ridotte capacita lavorative, sia quelli con monoreddito e anche con numerosi figli a carico, a ritrovarsi collocati in cassa integrazione, nonostante il verbale di accordo stilato lo scorso 6 settembre 2018 firmato fra nuovi acquirenti, amministratori straordinarie organizzazioni sindacali.

Ora attendiamo gli sviluppi dell’incontro a Roma fra governo, azienda e sindacati del prossimo 8 novembre 2018, dopo di ché sarà mia premura per vie più formali chiedere ulteriori chiarimenti ai neo acquirenti Mittal sui metodi di scelta e della ponderata somma dei criteri e spero anche di ricevere o che venga resa pubblica una lista completa affinché venga fatta chiarezza e trasparenza sulla questione esuberi.

Vi ringrazio per l’attenzione e vi porgo i miei più cordiali saluti.

Aldo Schiedi

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