Dopo quasi nove mesi di detenzione cautelare in carcere, la giustizia ha riconosciuto la tesi della difesa che ha sempre sostenuto la mancanza di elementi che potessero giustificare l’arresto dell’imprenditore brindisino Salvatore Perrone, accusato con altri di aver preso parte alla sanguinosa rapina del 29 novembre del 2017 a Castellaneta quando, in un conflitto a fuoco con i carabinieri fu ferito uno dei rapinatori che fu catturato. L’avvocato Franz Pesare che lo ha difeso, si era vista respingere una prima richiesta di liberazione dal tribunale del Riesame di Taranto, poi riconosciuta dalla Cassazione che aveva accolto il ricorso anando con rinvio il provvedimento del Riesame. Ieri lo stesso Riesame che ha ridiscusso l’istanza, ha sciolto la riserva accogliendo i motivi della difesa che ha sempre sostenuto la mancanza dei gravi indizi di colpevolezza a carico dell’assistito.
L’episodio in cui è stato coinvolto il brindisino è avvenuto ai danni di una famiglia di imprenditori di Castellaneta che fu sequestrata in casa e rapinata da tre o quattro malviventi armati e incappucciati. L’arrivo dei carabinieri fece stravolgere i piani dei rapinatori che ingaggiarono un conflitto a fuoco con i militari. Uno di banditi rimase colpito da un proiettile ad un gluteo mentre gli altri riuscirono a fuggire. Con il malvivente ferito rimase a terra anche il bottino pari a 29.100 euro. Sei mesi dopo le indagini dei carabinieri portarono ad una svolta con l’arresto di Perrone e di un altro suo presunto complice, Elia Caputo, 45 anni di Cassano Murge.
N.Din.
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