Giovedì, 25 Aprile 2024

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Abbandonata, perché infruttuosa, la strada delle proteste di piazza, gli ambientalisti (pochi quelli rimasti), proseguono con le carte bollate la loro battaglia

«Sul depuratore l'Aqp blinda gli archivi», parte il ricorso al Tar

Le foto del cantiere del depuratore a Urmo Le foto del cantiere del depuratore a Urmo | © La Voce

L’acquedotto pugliese non apre gli archivi e gli ambientalisti lo portano in tribunale. Davanti al Tar per ora. Abbandonata, perché infruttuosa, la strada delle proteste di piazza, gli ambientalisti (pochi quelli rimasti), proseguono con le carte bollate la loro battaglia contro il depuratore consortile. Opera che l’Acquedotto pugliese sta realizzando sulla costa manduriana, a due passi dal mare e dalla zona residenziale di Avetrana, «Urmo Belsito» e a dalle riserve naturali della Salina di Torre Colimena e fiume Chidro. Questa di cui danno notizia gli interessati, è anche una battaglia sulla trasparenza degli atti amministrativi a cui tutti dovrebbero avere libero accesso. Di questo si discuterà il prossimo 23 settembre nella camera di consiglio del Tar di Bari dove i giudici si riuniranno con le parti in causa per discutere il presunto rifiuto dell’Aqp alla domanda di accesso agli atti presentata dagli attivisti per la delocalizzazione del depuratore consortile.

Ne dà notizia l’avvocato ambientalista, Francesco Di Lauro, uno dei due legali che curano il ricorso presentato da Antonio Cosimo Saracino per conto di un comitato di Avetrana che si oppone all’opera. «Vi comunico che in seguito a ricorso curato dal collega Claudio Linzola – si legge in una nota del legale manduriano -, il Tribunale amministrativo regionale di Bari ha fissato per il 23 settembre 2020 l’udienza di discussione del ricorso presentato in seguito all’ennesimo rifiuto di accesso agli atti sistematicamente opposto da Aqp tramite il suo referente ingegnere Emilio Tarquinio». A quanto pare il responsabile della Struttura organizzativa, ingegneria di progettazione dell’acquedotto pugliese, avrebbe sempre opposto un muro a privati ed associazioni, come afferma l’avvocato Di Lauro, che da anni chiedono di conoscere alcuni atti relativi al mega appalto aggiudicato dall’impresa «Putignano e figli» di Noci che ha subappaltato i lavori alla «Bio System Company» di Gravina di Puglia. Opera fortemente contestata dalle popolazioni, quelle di Avetrana soprattutto che non avendo sbocco a mare, vedono compromessa l’unica area residenziale con respiro marino situata a circa un chilometro dalla costa e sul confine del depuratore che dalle prime abitazioni dista un centinaio di metri.

La documentazione che l’Aqp si sarebbe rifiutata di consegnare agli ambientalisti, è quella di un rinnovo della Valutazione d’impatto ambientale che era scaduta, firmata sempre dall'ingegnere Tarquinio, grazie al quale il progetto non fu dichiarato decaduto per decorso dei termini. I due avvocati di parte ricorrente, inoltre, puntano anche ad avere accesso agli atti del contratto stipulato da Aqp con la ditta Putignano aggiudicatrice della gara. Secondo l’avvocato Linzola di Milano e del suo collega manduriano (quest’ultimo fa parte del collegio di parte civile nel processo sul disastro ambientale dell’Ilva per conto del Wwf di Taranto), in quelle carte si nasconderebbe l’appiglio giuridico che permetterebbe di bloccare i lavori che vanno avanti speditamente. A difendere il prossimo 23 settembre le sorti dell’ente idrico di cui la Regione Puglia è unico socio, saranno gli avvocati Gianluca Angelini e Ada Carabba.

Nazareno Dinoi

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3 commenti

  • Domenico
    lun 13 luglio 2020 08:46 rispondi a Domenico

    ...Seguito. A fronte di aperture innovative, al passo coi tempi, diventa inspiegabile la non accessibilità del progetto del depuratore. Pubblicare i motivi della scelta della sua collocazione, il tipo di ciclo di lavorazione delle acque reflue, le modalità di smaltimento del prodotto depurato e dei residui chimici e organici, la necessità di appaltare, far subappalare e iniziare la realizzazione urgentemente, prima della chiusura dell' iter necessario, avrebbe risparmiato proteste ignorate e congetture tutte da dimostrare.

  • Domenico
    lun 13 luglio 2020 08:44 rispondi a Domenico

    Mi stupisco! Proprio adesso che, salvo sporadiche eccezioni, siamo riusciti ad ottenere la trasparenza, almeno dell' acqua dai rubinetti, l'Ente continua a muoversi in una torbida tempesta di veti e sbarramenti di chi ha paura che gli entrino i... ladri in casa? Le vicissitudini gestionali del passato, superate con la riorganizzazione efficiente attuale, dovrebbero spingere ad abbandonare atteggiamenti che producono, diffidenza, sospetto, cattivi pensieri sull'operato di qualche funzionario, ma che pongono in cattiva luce l'ex EAAP. Segue...

  • Luciano Filomena
    sab 11 luglio 2020 08:56 rispondi a Luciano Filomena

    Non si puo rifiutare l accesso agli atti, l accesso agli atti verso un ente pubblico lo prevede la norma sulla trasparenza

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