
MANDURIA - Un fiume in piena, travolgente, che rompe qualsiasi argine. Un uomo da trecentosessanta incontri annui, con ragazzi, detenuti e gente comune. Un professionista che preferisce il dialogo con coloro che rappresentano il futuro dell’Italia, piuttosto che “tentare invano di rendere la giustizia meno peggio di quel che è”.
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Stiamo parlando di Gherardo Colombo, magistrato per oltre trentatré anni dal 1974 al 2007, nei quali ha condotto o collaborato a inchieste celebri, su tutte la scoperta della Loggia P2 e Mani pulite.
Dopo il saluto della preside del Liceo Scientifico e Classico, la professoressa Addolorata Micelli e il breve ma efficace intervento del Prof. Cataldo De Sinno, docente di diritto presso l’Università di Bari, il vivace Colombo è pronto a partire. Abbandona la cattedra per girare tra i ragazzi dell’auditorium stracolmo, ascolta le loro riflessioni, e mette molta carne a cuocere.
<<Rispettare le regole vuol dire essere felici?>> Si apre con una domanda a bruciapelo il discorso dell’ex giudice, che tiene a precisare: <<La felicità è soggettiva, ma per cercare di essere felici bisogna cercare di realizzare sé stessi”>>.
La patata bollente passa agli studenti che, tra una riflessione e l’altra, giungono alla conclusione che le regole ci aiutano quando ci rendono liberi.
Ma quando si dice che è uno Stato è libero? <<Uno Stato è veramente libero se tutti sono liberi, quando tutti possono scegliere e programmare il proprio futuro. La scuola è proprio questo: uno strumento che vi rende liberi perché vi insegna a scegliere>>, tuona Gherardo Colombo.
Un discorso pieno di riferimenti alla società e ai valori morali, senza tralasciare l’aspetto didattico e costituzionale, perché:<<Rispettare la Costituzione vuol dire essere liberi>>.
Non può mancare, vista la condizione economica attuale, qualche allusione all’aspetto socio-politico del Paese:<<Pagare le tasse vuol dire essere liberi, e quindi essere felici. Vuol dire rispettare tutti e contribuire al bene di tutti>>. Queste le parole dell’ospite, autore del libro “Sulle regole” edito da Feltrinelli, che conclude con un invito rivolto ai giovani: <<Occorre darsi da fare per cambiare qualcosa. I cambiamenti veri si verificano quando cambiano la cultura e il comportamento. Voi siete il futuro, il cambiamento deve partire da voi>>.
Serve cambiare, perché come egli stesso afferma nel suo libro: “ La giustizia non può funzionare se il rapporto tra i cittadini e le regole è malato, sofferto, segnato dall’incomunicabilità. La giustizia non può funzionare se i cittadini non comprendono il perché delle regole”.
Danilo Chiego
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7 commenti
almerina
dom 2 ottobre 2011 08:11 rispondi a almerinaCi avevamo mai pensato ? Che c' relazione tra le regole,la legge e il nostro bisogno di essere felici, che se altri scelgono per noi mettono a rischio il nostro diritto alla felicit, che la felicit li dove esiste la possibilit di scegliere di autodeterminarsi, che tra le regole,la legge e la nostra realizzazione c' un punto di partenza in comune, che le regole se da una parte ci rendono la vita pi difficile,dall'altro ci aiutano nel nostro percorso di libert, che i doveri servono ad esercitare i diritti, che non si pu scegliere senza sapere e che senza sapere non si pu essere liberi, che c' relazione tra il nostro dovere di pagare le tasse e la nostra libert, che per rispettare la costituzione necessario costruire e condividere la cultura della cittadinanza, che se vogliamo che le cose cambino basta darsi da fare per costruire il bene comune e che i cambiamenti si verificano quando cambia la cultura. Queste sono solo
almerina
dom 2 ottobre 2011 08:11 rispondi a almerinaalcune delle questioni affrontate dal Dott. GHERARDO COLOMBO che ha regalato agli studenti (almeno a quelli presenti) una lezione magistrale di vita; ha fatto capire che non potremo mai sentirci veramente liberi se deleghiamo gli altri a scegliere per noi, che il nostro diritto ad essere felici si esercita all'interno del bene comune e che la democrazia per essere compiuta necessita della partecipazione di tutti. Idee e valori che sono l' antidoto migliore alla prevaricazione, alle mafie, al berlusconismo sfrenato, alla involuzione democratica e al razzismo. Una mamma
roberto
ven 30 settembre 2011 04:05 rispondi a robertoVi sono due modi per esercitare il potere che in buona fede, mi auguro, l'elettorato demanda agli eletti ; a favore del popolo o servirsi del popolo. Nella prima ipotesi chi detiene il potere mette in campo tutto il suo sapere , l'esperienza personale e soprattutto la propria moralit al servizio della collettivit impegnandosi alla ricerca di mezzi e metodi per accedere alle risorse che le normative nazionali ed europee mettono a disposizione delle amministrazioni locali e che queste poi si tramuteranno in opere pubbliche come strade , servizi, fogne ,edilizia pubblica,creando le condizioni di prospettiva di lavoro, ecc... e tutto quello che serve per rendere vivibile l'esistenza alla comunit amministrata e per la crescita e sviluppo del proprio territorio. Nella seconda tesi invece si cerca in tutti i modi di non sviluppare il territorio di far vivere nel pi completo disagio la gente negando strade che possano avere tale nome ,reti
roberto
ven 30 settembre 2011 04:05 rispondi a robertofognarie, pluviali,idriche, illuminazione ,servizi ecc...e questo agire determina la sudditanza dei cittadini che per qualsiasi necessit debbano sempre rivolgersi a chi detiene il potere subendo in seguito ricatti ed angherie e costoro fanno apparire il diritto del cittadino come una concessione di favore. Ma soprattutto sul fronte lavoro che il popolo viene usato per detenere il potere. Si creano ad arte le precariet lavorative,per esempio boicottando i vari concorsi locali e non i quali se espletati darebbero pochi ma certi posti di lavoro,in modo che ci siano pi persone a ruotare nell'occupare a tempo determinato alcuni posti di lavoro e quindi pi certezza a poter pilotare un cospicuo numero di persone che per necessit accettano passivamente il giogo degli uomini di potere che delle regole certamente non fanno uso certi dell'impunit. Se questo sia un metodo mafioso per il controllo del territorio non sono in grado di determinarlo
roberto
ven 30 settembre 2011 04:05 rispondi a robertoma, se ci dovesse essere ognuno faccia una disamina del prorio territorio.
pasquino
ven 30 settembre 2011 03:42 rispondi a pasquinoSi ripone sempre fiducia nei giovani... Ma se sono figli a noi, che siamo i loro modelli di marciume, quali cambiamenti dovrebbero apportare alla societ questi giovani? La loro limpidezza gi compromessa alla nascita, il loro destino di essere educati alla logica della furbizia, della trasgressione e della sopraffazione. E la prova provata di questo meccanismo perverso che la societ, invece che migliorare, va progressivamente peggiorando. Oggi governano quelli che nel '68 avevano 18-20 anni...
[email protected]
ven 30 settembre 2011 12:09 rispondi a [email protected]se per mafia si intende , il negare i propri diritti ai cittadini , asservirli ad andare a trovarli a casa e poi in comune , non concedere diritti in egual misura, sentirsi dire " secondo me le non ha questo diritto " da un dirigente comunale inquisito , che invece di applicare le delibere comunali e la legge , e INTERPRETA CON ARROGANZA i proprio potere , rifiutandosi di mettere per scritto il suo arbitrio , se un assessore comunale ti dice ...INVECE CHE MANIFESTARE PUBBLICAMENTE , puoi rivolgerti alla magistratura , conoscendo bene l'iter decennale della giustizia e le sue prescrizioni . BE....ALLORA QUESTO NOSTRO COMUNE MAFIOSO . e noi cittadini dovremmo preoccuparci , se non per noi , ma a ci che stiamo rendendo istituzionale questo malaffare , dandolo in eredit ai giovani . grazie