Il Tar di Lecce ha respinto il ricorso presentato dalla società proprietà dell’Acquarium Residence di San Pietro in Bevagna che si opponeva alla volontà del Comune di Manduria di respingere la richiesta di realizzare uno stabilimento balneare antistante la struttura ricettiva. Accogliendo le argomentazioni frapposte dal comune, rappresentato nell’occasione dall’avvocato Carlo de Laurentis, i giudici amministrativi sono entrati nel merito della decisione respingendo il ricorso. Richiamando le direttive in materia di codice della navigazione, regolamenti regionali e comunali, leggi statali e comunitarie, il presidente della prima sezione del Tar, Antonio Pasca, con i magistrati Ettore Manca e Francesca Ferrazzoli, hanno ricordato che la concessione deve essere rilasciata «attraverso procedure a evidenza pubblica nel rispetto dei principi di imparzialità e trasparenza e parità di trattamento nonché della libera concorrenza». L’amministrazione comunale, insomma, «dovrebbe indire una procedura di selezione per poter legittimamente rilasciare la concessione richiesta». Sempre nella stessa sentenza, i giudici del Tar si rifanno al principio secondo cui «il mancato ricorso a procedure di selezione aperta, pubblica e trasparente tra gli operatori interessati, determina un ostacolo all’ingresso di nuovi soggetti nel mercato».
La richiesta, legittima, dell’impresa, è diventata materia giudiziaria perché il comune di Manduria non ha ancora approvato il Piano comunale delle coste che stabilisce regole e criteri per le concessioni delle aree demaniali. Un colpevole ritardo, oltremodo ingiustificato dal momento che esiste già, da diversi anni, un piano costato all’ente circa 77mila euro e mai reso operativo, che ha costretto la Regione Puglia a nominare un proprio commissario ad acta con il compito di redigere lo strumento urbanistico delle coste.
A prescindere da questo, come ha fatto notare l’avvocato de Laurentis per conto del Comune, la spiaggia richiesta dalla società «Acquarium Srl» presenterebbe (scrivono i giudici) «obiettive criticità ambientali tali da impedire in assoluto il rilascio della concessione essendo la zona sottoposta a vincoli quali quelli derivanti dalla sussistenza di cordoni dunali, boschi, macchie e aree di rispetto».
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2 commenti
sergio di sipio
ven 3 gennaio 2020 03:46 rispondi a sergio di sipioLa strada litoranea costruita troppo vicino alla spiaggia frena qualsiasi possibilità di stabilimento balneare. La mancanza di acqua potabile e la fognatura aumentano la indisponibilità. Ma ci sono altre possibilità che devono essere scoperte. Poi il Tar cosa entra nei bisogni di una terra fin troppo colma di divieti. Chiedete agli Avvocati di Manduria e vedrete che vi daranno solo pareri certi e definitivi. Il Tar affonda qualsiasi progetto.
ANDRISANO ANTONELLA
ven 3 gennaio 2020 08:00 rispondi a ANDRISANO ANTONELLABUONGIORNO MONDO...... BEH SI EFFETTIVAMENTE LO SCIVOLO DI BORRACO NON AVEVA MICA CORDONI DUNALI, BOSCHI, MACCHIA MEDITERRANEA E AREE DI RISPETTO. PER NON PARLARE DI SCOGLI ECC.... MA QUESTO E' SOLO UN RICORDO! E SE VOGLIAMO PARLARNE ANCHE DI TUTTE LE ABITAZIONI IN CEMENTO ARMATO SULLA SPIAGGIA. SE AVETE BISOGNO DI RISPOLVERARE LA MEMORIA VI POSSO MANDARE LE FOTO DI QUALCHE DECENNIO FA. VIVA MANDURIA