Cinque dei sei cacciatori manduriani che devono rispondere dell’uccisione nelle campagne di Manduria di un daino fuggito da un agriturismo di Torricella, hanno chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato che consentirà loro di evitare le lungaggini dibattimentali e soprattutto ottenere uno sconto di pena pari ad un terzo dell’eventuale condanna. Nella camera di consiglio che si è tenuta ieri davanti al gup del Tribunale di Taranto, Giuseppe Tommasino, solo uno di loro non ha chiesto il rito alternativo perché assistito ancora dall’avvocato di ufficio.Il giudice ha rinviato tutto ad una nuova udienza che si terrà il 13 marzo 2020.Sempre ieri c’è stata la costituzione id parte civile delle persone offese che sono l’animalista manduriano Francesco Di Lauro, autore della denuncia che ha fatto avviare le indagini della polizia con l’individuazione dei sei presunti autori dell’uccisione dell’animale, e le associazioni Wwf, Azzurro Jonio e Le.I.D.A.A., rispettivamente con gli avvocati Barbara Malagnino, Gabriella Eletti e Monica Abbrescia.
Il collegio difensivo degli imputati, tutti manduriani tra i 50 e 62 anni, cacciatori regolari, era invece composto dagli avvocati di fiducia Manolo Gennari, Salvatore Taurino, Lorenzo Bullo, Pier Giovanni Lupo, Gaetano De Marco, Paolo Decataldo e, d’ufficio, Luca Bovino. Gli imputati devono rispondere, in concorso tra loro, del reato che punisce con la reclusione da quattro mesi a due anni «chiunque, per crudeltà o senza necessità provoca la morte di un animale». Ad uno di loro, inoltre, il pubblico ministero titolare dell’inchiesta, il sostituto procuratore della Procura della Repubblica di Taranto, Mariano Buccoliero, viene contestata anche la detenzione illegale di cartucce calibro 7,65 e l’omissione della custodia con la dovuta negligenza di una pistola Beretta dello stesso calibro.Avviate le indagini, nel corso di una perquisizione a casa di uno dei sospettati gli agenti della polizia trovarono in un frigo otto chilogrammi e mezzo di carne macellata fresca.
che l’uomo dichiarò trattarsi di maiale. Circostanza che fu poi smentita dal veterinario a cui gli investigatori sottoposero il reperto. Le attività successive portarono gli investigatori ad individuare gli altri cinque cacciatori imputati. A quanto pare per avvicinare «Bambi» i sei cacciatori avrebbero usato come esca un melagrano, frutto di cui i daini vanno ghiotti.
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