
A distanza di tre giorni dall’ultimo incendio in località Specchiarica, marina di Manduria, che ha bruciato l’uliveto del sindaco di Erchie, Giuseppe Margheriti e arbusti della macchia mediterranea per dieci ettari, un altro rogo ieri ha interessato la stessa costa manduriana esattamente dalla parte opposta del territorio rivierasco. Il fuoco questa volta non ha provocato solo danni alla vegetazione spontanea e alle colture, ma ha raggiunto un’abitazione immersa nel verde fortunatamente provocando solo danni all’esterno dove ha danneggiato le tapparelle di plastica più esposte al calore.
Anche in questo caso, come per l’uliveto di proprietà del primo cittadino di Erchie, la vastità del fronte del fuoco e l’impossibilità di raggiungere i luoghi, hanno richiesto l’intervento di due Canadair che hanno effettuato diversi lanci di acqua prelevata dal vicino mare.
A terra invece hanno lavorato per diverse ore le squadre dei vigili del fuoco inviate da Taranto, personale dell’Arif, l’Agenzia regionale per le attività irrigue e forestali, e i volontari della Protezione civile che hanno provveduto a circoscrivere l’incendio creando dei canali di separazione dal fuoco.
Le colonne del fumo visibili a distanza, hanno attirato l’attenzione dei numerosi bagnanti che hanno poi assistito allo spettacolo dei due velivoli gialli che più al largo planavano a filo d’acqua per riempire i serbatoio per poi allontanarsi verso l’entroterra dove andavano a scaricare il loro carico sulle fiamme. La zona interessata è quella denominata «Demani», in direzione della discesa di Borraco, una terrazza naturale delle murge tarantine densamente occupate da lussuose villette e case vacanza. Ma anche di distese di uliveto con esemplari secolari e monumentali. Non si conosce ancora la vastità dell’incendio né gli uliveti raggiunti dal fuoco, tantomeno la sua origine.
Quando sono arrivate le prime richieste di soccorso al 115, la squadra dei vigili del fuoco di Manduria era impegnata in un intervento a San Pietro in Bevagna, per cui la centrale operativa di Taranto ha inviato le squadre del distaccamento provinciale. I pompieri di Manduria, nel frattempo, hanno tagliato i rami pericolanti di un grosso pino che rischiava di abbattersi su dei cavi elettrici e telefonici in una strada del centro abitato della località balneare manduriana.
Le autopompe dei vigili del fuoco e i mezzi dell’unità Arif che ha una sede stabile nella Masseria Marina, a circa quattro chilometri dal punto dove è scoppiato l’incendio, sono rimaste sul posto per scongiurare la ripresa di qualche focolaio che con l’elevata temperatura e il vento avrebbe potuto ridare origine ad un nuovo allarme. Tocca capire ora le responsabilità di tutto. Saranno i militari della Forestale con il parere esperto dei vigili del fuoco a dare un nome all’origine dell’incendio che potrebbe essere stato generato da un fenomeno naturale di autocombustione, oppure dalla solita mano dell’uomo che per dolo o per disattenzione è il responsabile numero uno di questo genere di insulti all’ambiente e all’economia del territorio. Hanno partecipato agli interventi anche unità dell'Istituto di vigilanza Blu.
Nazareno Dinoi
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6 commenti
Lorenzo
lun 13 luglio 2020 08:08 rispondi a LorenzoÈ strano sentire paragonare una serie di incendi locali ad incendi mondiali ripetitivi. Tuttavia a Manduria per questi tipi di reato non esiste una stagione. E' SEMPRE STAGIONE. Estate ed inverno. Come è risaputo che specialmente alle Marine l'ambiente è la sua tutela non sono cosa gradita, altrimenti non ci si meraviglierebbe del suo degrado. Infatti la politica faccendiera ha scelto di fare il depuratore per i Savesi sul territorio di Manduria. Guai a non pensare invece che la mancanza di cultura ambientale sia il vero dramma di questa semplice civiltà locale che ha sempre difeso la sua terra... a parole.
Domenico
lun 13 luglio 2020 06:24 rispondi a Domenico...Seguito. L'opera rischiosa dei VV.FF. affronta l'emergenza; ma senza un valido piano di linee "tagliafuoco" e approvvigionamenti idrici, le scarse normative vigenti riguardanti alcune attività agricole, campeggi e barbecues, col personale dell’Arif, i volontari della Protezione civile, con i Carabinieri forestali e le tonnellate di acqua salata dei canadair producono una riduzone minima ai disastrosi bilanci delgli incendi (ed evoca lo spargimento di sale dei romani dopo la definitiva distruzione di Cartagine).
Domenico
lun 13 luglio 2020 06:21 rispondi a DomenicoCome tutti gli anni, in ogni parte del Mondo, arriva la "stagione" degli incendi. Il clima è solo complice involontario dell'uomo, artefice di focolai e inneschi per distrazione, superficialità o dolo. Nonostante le esperienze australiane, californiane e nostrane, viene alla luce l'incapacità di realizzare un piano di prevenzione e di contenimento, dei danni. Si procede a costituire apparati poderosi d'intervento ma le fiamme trovano "autostrade combustibili" ininterrotte di macchia mediterranea, boschi, uliveti, sterpaglie e dimore immerse... scriteriatamente nel verde. Segue..
Lorenzo
dom 12 luglio 2020 09:57 rispondi a LorenzoObbiettivo raggiunto dai professionisti impuniti del fuoco.
Umberto Parato
lun 13 luglio 2020 08:05 rispondi a Umberto Parato.. e non solo quelli purtroppo. Vogliamo parlare dell'incuria da parte del comune di Manduria e della totale assenza di gestione dei parchi? Vi ricordate l'incendio del 2015 a torre colimena? Cosa è cambiato in 5 anni? Niente: non ci sono vie tagliafuoco, non c'è una attività di monitoraggio della macchia mediterranea che popola l'area, MAI VISTI i dipendenti del parco neanche a fare una gita di piacere in qull'area. Come diceva Johnny Stecchino "è tutto un magna magna.."
Lorenzo
lun 13 luglio 2020 09:37 rispondi a LorenzoMi ricordo bene l' incendio di Torre, ho pianto dalla rabbia. Studiato nei dettagli. Hai ragione servono telecamere e uomini specifici al controllo, seri possibilmente del Trentino o Friuli, insomma che non sono stati assunti con raccomandazioni.