«Io non trovo pace da quasi vent’anni, mentre il mio ex avvocato continua tranquillamente la sua professione». Inizia così il racconto di un manduriano vittima, secondo il Tribunale di Taranto che ha valutato il suo caso riconoscendogli la ragione, del suo ex legale, anche lui di Manduria, a cui si era rivolto per rivendicare un risarcimento per un incidente sportivo che gli aveva provocato dei danni fisici. L’incredibile storia è descritta nei minimi particolari nella sentenza del Tribunale civile di Taranto che al termine di sei anni di udienze ha emesso la condanna nei confronti del professionista che dovrà pagare circa ventimila euro a favore del suo cliente. «Ad oggi, dopo tutte le notifiche del caso – si lamenta il cliente -, sono ancora in attesa di risarcimento, mentre l’avvocato continua ad esercitare liberamente senza aver avuto neanche un richiamo dall’ordine degli avvocati e dichiara di essere atenente e timorato di Dio».
I fatti sarebbero andati così. Nel 2000 il giovane manduriano che si trovava negli spogliatoi di un campo di calcetto, rimase ferito dalla rottura di una finestra. Riportò delle ferite e una disabilità temporanea abbastanza lunga. Per ottenere un risarcimento, si rivolse al suo, allora, avvocato di fiducia che gli assicurò la tutela del caso. Trascorsi gli anni, però, in mancanza di risultati, il cliente si rivolgeva all’avvocato che lo rimandava indietro assicurandogli che tutto procedeva secondo i programmi. Così sino al 2014 quando, insospettitosi da un caso analogo capitato ad un suo conoscente, il «cliente» si è rivolto ad un altro studio legale che ha scoperto l’inganno. Per 14 anni il primo legale non aveva mosso nemmeno una carta, aveva insomma fatto finta di fare il proprio dovere ingannando il cliente.
La verità processuale, nella sentenza del Tribunale di Taranto, dove si legge: «Risulta provata la circostanza che il convenuto abbia per tanti anni tenuto in sospeso l’attore, facendogli credere di aver instaurato un giudizio civile per il risarcimento dei danni». Un giudizio che se fosse stato realmente intrapreso avrebbe dato sicuramente i suoi frutti. Infatti, nella sentenza, il giudice Raffaele Vigliole riconosce alla vittima «il danno sofferto per non aver conseguito il risarcimento che con elevata probabilità gli sarebbe stato giudizialmente riconosciuto in caso di assistenza legale diligentemente e correttamente prestata».
Da qui la decisione finale del giudice che «per grave negligenza professionale» condanna l’avvocato a risarcire il suo cliente con la somma di 20.000 euro oltre alle spese legali e di giudizio per circa altri cinquemila euro.
Nazareno Dinoi
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