
Dopo due interrogazioni parlamentari (senza esito evidente), un ricorso al Tar (in itinere), due esposti alla Procura della Repubblica (evidentemente archiviati) e numerose proteste dei comitati ambientalisti e di cittadini, sarà la giustizia contabile a verificare la regolarità delle procedure pubbliche, dal punto di vista contabile, del depuratore consortile di Manduria e Sava già in fase di realizzazione in contrada Urmo-Belsito, marina di Manduria.
A fare intervenire la Procura generale della Corte dei Conti della Puglia, sarà l’esposto presentato in questi giorni dall’avvocato del foro di Milano, Claudio Linzola, per conto delle associazioni manduriane «Azzurro Ionio» e «Manduria Noscia», di Wwf Italia, del partito dei Verdi di Manduria, e dei cittadini Antonio Saracino e Pietro Quaranta.
Le undici pagine dell’esposto approntato dall’avvocato milanese specializzato in materia ambientale, raccolgono una dettagliata cronistoria del progetto dell’opera realizzato dall’Acquedotto pugliese dieci anni fa. Facendo emergere, nel corso degli anni, una serie di presunti inadempimenti e vizi normativi. Un’analisi necessaria, questa, per giungere ai motivi che, secondo gli autori dell’esposto, meritano l'interesse dei giudici dei conti pubblici.
Ecco la sintesi dei rilievi più significativi: mancanza di un progetto che indichi la quantità giornaliera di acque reflue che dovrebbero essere depurate; assenza di un progetto che preveda il collettamento ed il successivo trattamento delle acque reflue prodotte dalle zone marine di Manduria; mancata acquisizione dei terreni dove dovranno passare le condutture di trasporto delle acque reflue. Ma, soprattutto, la non indicazione dello scarico finale che nel corso degli anni ha visto tre ipotesi: scarico in battigia (bocciato dal Tar), scarico attraverso condotta sottomarina e scarico in trincee drenanti disperdenti.
Attualmente, fa notare l’avvocato Linzola, l’unico progetto approvato e validato è quello con lo scarico mediante condotta sottomarina. Il rischio su cui gli autori della denuncia chiedono l’attenzione dei giudici contabili, è che l’opera in fase di realizzazione possa arricchire il già lungo elenco delle opere pubbliche incompiute. I motivi, li riassume così l’avvocato Linzola. «È stata realizzata un’opera che è evidentemente inutilizzabile e non si sa se lo sarà mai, salvo voler riconoscere di trovarsi di fronte al fatto compiuto; l’impianto costruito - prosegue -, non è in grado di risolvere i problemi e le esigenze di trattamento delle acque reflue; non è prevista - insiste -, e non è stata approvata la parte essenziale e perciò più importante di un sistema di depurazione: la scarico finale delle acque reflue». Per tutto questo i denuncianti chiedono «che sia avviato il procedimento finalizzato a verificare se il denaro pubblico stanziato ed impiegato possa ritenersi speso correttamente nel rispetto dei principi e delle regole che presiedono al buon andamento della pubblica amministrazione». In un passaggio dell’esposto l’avvocato milanese denuncia il rifiuto dell’Acquedotto pugliese a fornire materiale progettuale richiesto. I firmatari sono Francesco Di Lauro (Azzurro Ionio), Cecilia De Bartholomaeis (Verdi di Manduria), Enzo Venini (già presidente Wwf Italia), Gregorio Mariggiò (Verdi Taranto), Cosimo Breccia (Manduria Noscia), Antonio Saracino, Pietro Quaranta.
Nazareno Dinoi
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1 commento
Angela
lun 9 marzo 2020 03:32 rispondi a Angela…..quindi se la corte dei conti respingesse il ricorso vuol dire che la faccenda è chiusa? Questo conferma che nessun tipo di amministrazione potrà fare niente? Penso che questa sarà la situazione che avremo di fronte, anche perché, da quel che leggo, vedo che il ricorso è molto centrato sulla validità tecnica del progetto, ma la corte dei conti forse non è competente su tali problemi. spero di sbagliare.