Giovedì, 2 Maggio 2024

Attualità

Semilibertà, per lavorare in una cava a Manduria

Carmine Misseri lascia il carcere

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Carmine Misseri con l Carmine Misseri con l'avvocato Lorenzo Bullo | © La Voce

Dopo tre anni di reclusione con l’accusa di aver occultato il cadavere di Sarah Scazzi in concorso con il fratello Michele, il manduriano Carmine Misseri lascerà il carcere per lavorare in una cava qui a Manduria.Il 63enne che è difeso dall’avvocato Lorenzo Bullo, tornerà in cella solo per dormire. Già beneficiario di due permessi brevi, il contadino di Manduria durante la detenzione ha mostrato una esemplare condotta in carcere dove ha conseguito la licenza elementare e dove frequenta il corso per la terza media. Nel penitenziario di Lecce conduce dei lavori ed ha avuto buoni rapporti con tutti ottenendo per questo un encomio dalla direzione carceraria. Inoltre ha già scontato più delle metà della pena dovendo lasciare definitivamente il carcere nell’estate del prossimo anno. Nonostante tutto questo, il Tribunale di sorveglianza di Lecce che ha emesso l’ordinanza, non ha accolto la richiesta della difesa che puntava sull’affidamento in prova ai servizi sociali o ai domiciliari, possibilità accordata anche dalla procura generale.

Per i giudici di sorveglianza, invece, Misseri non è meritevole di tali benefici per il grave rato commesso e soprattutto perché non emergerebbe da parte sua alcun atto di «revisione critica». Il sessantatreenne, infatti, continua ad escludere di avere colpe attribuendo ogni responsabilità al fratello Michele non solo per il fatto commesso, ma anche per averlo coinvolto senza alcun motivo.

Parzialmente soddisfatto il suo difensore. L’avvocato Bullo ha già annunciato un ricorso per Cassazione contro l’ordinanza del tribunale di Lecce. Il penalista si appellerà al principio, già sancito dalla Corte suprema, secondo cui «per la concessione di una misura alternativa alla detenzione non è necessaria la confessione, avendo il condannato il diritto di non ammettere le proprie responsabilità». Misseri, insiste il suo avvocato, «ha sempre dimostrato rammarico e sofferenza per la sorte della piccola Sarah Scazzi che neppure conosceva e inoltre prova profondo risentimento nei confronti del fratello e non riesce a comprendere la ragione per la quale lo ha coinvolto in questa vicenda». Contemporaneamente alla preparazione del ricorso in Cassazione, l’avvocato Bullo presenterà istanza per consentire al suo assistito il pernottamento nel carcere di Taranto e non in quello di Lecce dove è rinchiuso. Questo gli eviterà anche di incontrare suo fratello Michele che nello stesso penitenziario sta scontando la pena ad otto anni per soppressione di cadavere e inquinamento delle prove (il furto del telefonino di Sarah).

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