Quando non ci sarà più (speriamo ancora di no), sarà difficile immaginare il cimitero di Manduria senza la sua imponente chioma. Parliamo del grande pino secolare (starà lì almeno dal 1890, quando cioè è stato edificato il camposanto sulla via per Sava) che si erge dalla parte sinistra dell’ingresso principale del camposanto nelle cui fronde pare non non ci sia più vita. L’esemplare sempre verde, forse per mancanza di adeguata manutenzione o per qualche malattia, si presente infatti con gli aghi completamente color ruggine, l’inconfondibile segno del disseccamento diffuso.
Una fine annunciata (sempre ipotizzando il peggio) considerando la totale assenza negli anni di qualsiasi attenzione per il grande pino che, salvo possibili smentite, dovrebbe essere il più longevo e maestoso di tutto il territorio comunale. Normalmente la varietà può raggiungere una vita di 500 anni, seconda solo ai cipressi che possono vivere anche sino a 800 anni. Un grosso danno dal punto di vista ornamentale e naturalistico ma anche un serio pericolo. La sua ampia chioma, mai potata, appesantita da un groviglio di grossi rami cresciuti scompostamente, incombe sui vialetti e le tombe sottostanti. Un pericolo che dovrebbe far preoccupare gli addetti alla sicurezza del luogo di meditazione soprattutto per l’imminente periodo in cui si commemorano i defunti quando tutti i manduriani si recheranno per onorare i propri cari perduti.
Qualche anno fa un grosso ramo staccatosi dalla chioma precipitò sfiorando una signora che governava il loculo del marito.
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