L'Osservatorio Nazionale Amianto in due convegni organizzati oggi a Taranto e Bari, le due città pugliesi che soffrono il più alto numero di casi di patologie asbesto correlate, ha affrontato e diffuso i dati epidemiologici relativi all'inquinamento e all'emergenza ambientale delle zone «più calde» della Puglia che, alla problematica dell'amianto, aggiunge altri veleni denunciando il rischio di una futura pandemia. Secondo il VI Rapporto ReNaM, per la Regione Puglia i mesoteliomi ufficialmente registrati sono stati 1.191, nel periodo tra il 1993 e il 2015, pari al 4,4% di quelli registrati nel Paese, nel 67,2% dei casi causati da esposizione all'amianto di tipo professionale. «Tenendo conto che statisticamente i tumori polmonari sono circa il doppio dei mesoteliomi e tenendo conto dell'incidenza di tutte le altre malattie asbesto correlate, l'Osservatorio Nazionale Amianto - spiega il Presidente, avv. Ezio Bonanni - stima che in Puglia siano circa 5000 i morti causati o concausati dall'esposizione all'amianto nel periodo 1993/2015. Dunque circa 220 l'anno, per le sole patologie asbesto correlate. Poi ci sono tutte le altre patologie causate dalla diossina e dagli altri inquinanti». «L'insorgenza del mesotelioma è solo la punta dell'iceberg: l'amianto infatti è in grado di determinare patologie fibrotiche, tra le quali l'asbestosi, le placche pleuriche, gli ispessimenti pleurici e complicazioni cardiovascolari e cardiocircolatorie, e diverse patologie neoplastiche», precisa l'esperto.
«L'Ona ha ritenuto di rafforzare la sua presenza su un territorio che sta pagando un prezzo altissimo in termini di salute e inquinamento ambientale - ha sottolineato Bonanni - i morti per mesotelioma nella città di Taranto tra il 2006 e il 2011, sono la metà di quelli censiti nell'intera Puglia dal Registro regionale. Centoventuno morti solo di mesotelioma, di cui 99 uomini e 22 donne. Tenendo conto che l'Italia ha una popolazione di circa 60 milioni di abitanti e che ogni anno vengono censiti 1.900 mesoteliomi, secondo i calcoli si dovrebbe rilevare un caso di mesotelioma ogni 31.000 abitanti. A Taranto, che ha una popolazione di 200mila abitanti, dovrebbero quindi verificarsi 6 casi di mesotelioma l'anno. Mentre i numeri drammatici censiti dall'ONA riportano fino a 25 casi di mesotelioma, un'incidenza superiore di quattro volte ai dati di attesa. «È necessario un diverso approccio da parte delle istituzioni. Questi problemi non possono essere risolti solo con le azioni giudiziarie repressive di reati o con gli interventi sanitari di cura dei cittadini che a causa della contaminazione dei luoghi di lavoro e dei luoghi di vita, si sono ammalati e si continueranno ad ammalare. È indispensabile mettere in pratica il concetto di prevenzione primaria che, attraverso la bonifica, restituisca dignità ai territori sfregiati da una cultura che ha privilegiato il profitto alla vita umana. Ma fino a quando si continueranno ad applicare norme in deroga e a far rimanere solo sulla carta le leggi dello Stato, questi problemi non saranno affrontati efficacemente, né risolti», ha concluso Bonanni. Nel corso del convegno di Taranto si è fatto anche il punto sulle principali inchieste giudiziarie in corso nelle Procure pugliesi, dall'Ilva all'inchiesta sulla Marina Militare, alla Fibronit e alla Bridgestone di Bari.
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