
Il consiglio d’amministrazione del Consorzio di tutela del Primitivo di Manduria doc ha chiesto al Ministero delle politiche agricole e forestali l’anticipazione della certificazione per la doc vendemmiata nel 2021.
La richiesta che non è passata all’unanimità dei consiglieri, consiste nel permettere, già a partire dal 28 febbraio, l’avvio delle complesse procedure burocratiche di certificazione della qualità affidate all’agenzia Agroqualità, lasciando però inalterata la data della vendita del prodotto che come per disciplinare deve avvenire non prima del primo aprile di ogni anno. Una data mai puntuale proprio per le lungaggini dell’ente certificatore che se il Ministero accetterà la richiesta del Consorzio dovrà attivarsi in anticipo.
Una modifica irrilevante solo per i non addetti ai lavori che crea divisioni nella categoria. A volerla fortemente sono le grandi cantine che oltre ad avere le scorte quasi esaurite della vendemmia 2020, hanno fretta di svuotare prima possibile le nuove cisterne e fare subito cassa. Non sono d’accordo i produttori che puntano più sui mercati di nicchia e non vedono di buon occhio gli scaffali già pieni ad aprile di Primitivo di Manduria doc 2021 vicino alle Igp della vendemmia 2020. «Una questione d’immagine e di mercato sicuramente perdente se paragonata con i grandi rossi italiani che finiscono nelle enoteche addirittura due anni dopo la vendemmia», afferma Dalila Gianfreda, unica componente del consiglio d’amministrazione del Consorzio di Tutela ad opporsi all’anticipazione della certificazione. Il voto contrario della giovanissima imprenditrice del Primitivo, proprietaria con la sorella Emanuela delle Cantine Jorche di Torricella, è dovuto anche a problemi di rappresentatività. «Il tema toccato – dice – implica interessi di una grande varietà di attori e per questo avrei gradito che l’argomento fosse stato discusso dall’assemblea dei soci e non solo da nove consiglieri». Ad esprimere perplessità sull’argomento è anche uno che di vino se ne intende, il presidente di Assoenologi per la sezione di Puglia, Calabria e Basilicata, Massimo Tripaldi che lamenta scarsa trasparenza degli organismi di controllo. «Senza entrare nel merito delle esigenze che spingono taluni ad affrettare i tempi della commercializzazione del prodotto, il problema che abbiamo sempre sollevato riguarda la mancanza di dati che possano giustificare tali richieste». Per il presidente degli enologi pugliesi, prima di prendere decisioni così importanti, bisognerebbe conoscere la situazione reale dei magazzini che in Puglia è impossibile sapere. «Abbiamo più volte fatto richiesta di trasparenza – dichiara il presidente Tripaldi -, ma ci siamo sempre scontrati con un muro inespugnabile».
In effetti, mentre è facile reperire anche in rete i dati sulla produzione di ogni vendemmia, il dato sulle scorte è introvabile. Si sa ad esempio che l’annata del 2020 è stata tra le migliori dal punto di vista della qualità ma quantitativamente scarsa con un andamento del mercato che proprio per il Primitivo di Manduria doc ha visto crescere la domanda dai Paesi esteri mantenendo costante il consumo interno. Più qualità, meno prodotto, aumentata richiesta: congetture, queste, che potrebbero aver lasciato all’asciutto le cisterne dei grandi produttori del pregiato vitigno che non vedono l’ora di ricominciare.
Nazareno Dinoi
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