
Quello che temevano alcuni parrocchiani dopo la travagliata vicenda della mancata lavanda dei piedi agli extracomunitari nel rito di Pasqua, i Servi di Maria sono stati estromessi dalla gestione parrocchiale a Manduria. Il vescovo della diocesi di Oria, Vincenzo Pisanello, competente anche per la città Messapica, ha affidato ad un diocesano, don Domenico Spina, l’incarico di parroco della chiesa San Michele Arcangelo. Dopo oltre sessant’anni anni di presenza dei Servi di Maria nella parrocchia del popoloso quartiere «Sant’Angelo», l'omonimo luogo sacro passa quindi sotto il controllo della curia diocesana di Oria. Una scelta che non è piaciuta a tutti i parrocchiani che sfogano la propria delusione sui social. «Da parrocchiano e cittadino di Manduria – dichiara Leonardo Scialpi, uno dei più rappresentativi nel rione -, mi sento profondamente amareggiato perché dopo tanti anni di presenza dei Servi di Maria a Manduria, il loro provinciale (l’organo di governo dell’Ordine, Ndr), non è riuscito a trovare una soluzione a questo problema: forse a loro la comunità di Manduria non interessa più e l’hanno lasciata nelle mani della Diocesi. Vergogna», conclude il post che ha originato un interessante dibattito.
Ad essere amareggiato, più di tutti, è anche lo stesso padre Gabriele Meccariello, l’ultimo frate dei Servi di Maria trasferito dopo la polemica del mancato rito pasquale (lui con padre Leonardo sono stati i protagonisti dello «scandalo» del Giovedì Santo), che raggiunto telefonicamente nella sua nuova destinazione di Saviano in provincia di Napoli, sbotta: «Se avessero voluto, nonostante i miei acciacchi e la mia età, sarei tornato volentieri a Manduria, ma tra me e i miei superiori non c’è più dialogo ormai».
Nessun problema invece per la curia di monsignor Pisanello che nell’ambiente fa sapere di aver dovuto incaricare uno di loro perché chi è a capo dell’Ordine dei Servi di Maria non si è deciso a dare un nome interno. In altri ambienti bene informati della stessa chiesa oritana, invece, si insinua che un «Servo» sarebbe stato disponibile ad occuparsi della parrocchia di San Michele Arcangelo e che il suo nome non era gradito ai vertici diocesani del posto.
Dell’assenza di comunicazione tra i servi di Maria ne dà prova una lettera inviata proprio da padre Gabriele dal suo «esilio» di Saviano. Nella missiva indirizzata a padre Paolo Orlandini, il Provinciale dell’Ordine dei Servi di Maria e al Consiglio provinciale dell’Ordine con sede a Firenze, il frate si rammarica per i tanti silenzi e per l’isolamento in cui è caduto dopo i fatti di Pasqua. In un passaggio della lettera il frate ultrasettantenne richiama un passaggio delle Scritture. «Un cane che incontra un altro cane ma ferito, gli si avvicina, invece, non una parola di conforto, ad esempio “coraggio, stiamo cercando una soluzione”. Invece, niente».
La parrocchia di San Michele Arcangelo è tra le più popolose e ricche a Manduria. Oltre al convento con numerosi alloggi collegato alla chiesa, l’Ordine dei Servi di Maria è proprietario anche di un campo di calcio e di una casa di riposo gestita da suore tra le più quotate nella provincia di Taranto.
Nazareno Dinoi
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