Ruspe nel cantiere del depuratore | © La Voce di ManduriaDopo la diffida a proseguire i lavori in zona Urmo (già presentata dodici giorni fa e sinora senza esito), un ricorso in itinere alla giustizia amministrativa e penale, due esposti per presunte irregolarità normative e dopo due interrogazioni parlamentari di cui non si è più saputo niente, gli ambientalisti di Manduria preparano un progetto alternativo da contrapporre a quello che l’Acquedotto pugliese ha già appaltato e iniziato. Ad annunciarlo è il presidente dell’Associazione «Azzurro Jonio», Francesco Di Lauro, promotore di una raccolta fondi (che sinora ha raggiunto poco più di duemila euro) necessari a finanziere la controffensiva legale e politica. «Entro martedì – fa sapere – formalizzeremo due contatti con ingegneri di due università del Sud e del Centro Italia». Ai due tecnici, il comitato promotore commissionerà uno studio alternativo a quello di Urmo-Belsito.L’iniziativa dell’avvocato Di Lauro, legale di parte civile per conto di Wwf Italia nel processo «Ambiente svenduto»contro l’inquinamento dell’ex Ilva, è appoggiata da Archeoclub, Manduria Lab, Legambiente e Verdi, continua a chiedere aiuti economici attraverso la colletta attiva su Facebook.
Hanno contribuito sinora: La Voce di Manduria, Manduria Lab, Archeoclub, Rita Bisestile, Giovanni Perrucci, Lucia Dinoi, Anna Ela Polimeno, Vincenzo Sebastio, Pietro Quaranta, Giuseppe Greco, Tino Nigro, Käser Ariane, Palo Fasi, Ioannes Di Ioa, Emanuele Franco, Daniela Sammarco, Simone Pizzi, Nunzia Paola Carallo, Fabiano Comes, Dominik Hertach, Marlis Matt, Paolo Libardi, Stefania Miccoli, Walther Caforio, Milo Martina, Silvao Trinchera, Paola Andrisano, Cosimo De Nitto. Ed altri che hanno promesso l’aiuto e non hanno ancora versato. «Ho incontrato un nutrito gruppo di tedeschi a San Pietro, anche loro intendono partecipare attivamente a contrastare il progetto», fa sapere in proposito Di Lauro che ha redatto la diffida perfezionata dall’avvocato amministrativista milanese, Claudio Linzola.
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