
BARI — E’ proprio il caso di dire che i conti non tornano. Pochi giorni fa Legambiente ha presentato i risultati del monitoraggio delle acque e dei litorali pugliesi effettuati a metà luglio con la Goletta verde, ma confrontandoli con gli ultimi dati registrati dall’Arpa si rilevano delle grosse differenze. I punti critici della Puglia segnalati da Legambiente sono esattamente nove. Le zone più preoccupanti, secondo l’associazione, sono il lungomare di Trani e la foce Canale Reale di Torre Guaceto dove i livelli batteriologici riscontrati sono altissimi. Per il secondo anno la piastrina delle acque di Trani risulta illeggibile, il limite massimo di Escherichia coli in 100 millilitri d’acqua è stato superato di un milione e mezzo» , ha spiegato Stefano Ciafani responsabile scientifico di Legambiente durante la conferenza stampa del 28 luglio. Al contrario l’Arpa, l’agenzia regionale per prevenzione e la protezione dell’ambiente, non riporta nessuna segnalazione rilevante nelle acque della riserva naturale del Brindisino, in base ai prelievi fatti a 250 metri a sud del Canale Reale. Stessa differenza per lo stato delle acque della provincia Barletta-Andria-Trani, dove non sono registrate situazioni anomale. Scendendo verso Bari, la zona fortemente a rischio, invece, per l’agenzia regionale è quella di Molfetta, a valle del depuratore nei pressi di Torre Calderina, per la precisione. Qui secondo le tabelle il limite superato è di 1128 su 200. Ma Goletta Verde non produce nessuna segnalazione. I valori limite a cui fanno riferimento entrambe le tabelle sono quelli previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia, del decreto legislativo 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010. Secondo la stessa normativa, la determinazione deve essere fatta sulla base di soli due parametri microbiologici: escherichia coli ed enterococchi intestinali e la frequenza di campionamento deve essere mensile nell’arco della stagione balneare (ad iniziare da aprile sino alla fine di settembre). Secondo Nicola Ungaro, dirigente ambientale dell’Arpa, questa differenza dipende «dalla diversità dei luoghi dove vengono fatti i prelievi. Spesso variano di alcune centinaia di metri, e l’area in cui l’Arpa fa i prelievi è esclusivamente quella di balneazione, a differenza di Legambiente che spesso fa prelievi a ridosso degli scarichi e delle foci» . Ma facendo riferimento al punto 3 dell’articolo 3 della direttiva 2006/7/CE relativa alla gestione della qualità delle acque di balneazione si dice che «il punto di monitoraggio è la zona delle acque di balneazione nella quale: si prevede il maggior afflusso di bagnanti; o si prevede il rischio più elevato di inquinamento in base al profilo delle acque di balneazione» . Dunque se entrambe le tabelle si attengono a questa legge si deduce che i prelievi siano fatti in ogni caso in acque di balneazione. Come è possibile che delle piccole differenze di metri possano portare risultati così diversi? «I parametri identificano una contaminazione biologica di tipo umano -continua Ungaro -e quando i batteri arrivano in mare subiscono due effetti: quello di diluizione nelle acque e quello fisiologico. E’ come se sciogliessimo un cucchiaino di sale in metri cubi di acqua differenti e per secondo effetto alle fredde temperature del mare i batteri non sopravvivono a lungo» . Ciafani, invece, ribadisce: «I monitoraggi di Goletta verde arrivano anche in zone balneabili il nostro scopo è denunciare l’illegalità nello scarico delle acque reflue, per quanto riguarda la balneabilità dei mari è compito dell’Arpa» . Ritornando alle tabelle, nella provincia di Taranto, nella Riserva forestale dello Stato, la foce del fiume Patemisco del comune di Massafra è stata segnalata de Legambiente come «inquinata» , invece per la tabella dell’Arpa i valori (24 e 18 su 200) non superano i limiti imposti dalla legge. Ancora differenze per la foce del Canale dei Cupi, anche detto Canale Ostone, ricadente nel territorio del Comune di Lizzano. I biologi di Goletta verde hanno rilevato «una significativa presenza di batteri fecali» , mentre le analisi compiute sul campione prelevato dall’Arpa hanno portato risultati pari a zero. Punti critici segnalati da Goletta verde, ma zone di balneazione sicure per l’Arpa. Le incertezze per i cittadini restano, anche se «bisogna tener presente che il 97 per cento delle nostre acque sono di qualità» , come ha dichiarato Giorgio Assennato, presidente dell’agenzia regionale. Esempi evidenti delle pratiche virtuose sono poi le località pugliesi premiate con le vele della Guida Blu 2011 di Legambiente e Touring Club Italiano.
Le foto
Michela Ventrella sul Corriere del Mezzogiorno
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