Venerdì, 4 Luglio 2025

Salento Puglia e mondo

Il Governo pubblica la lista dei siti dove potrebbe essere costruito il deposito per le scorie nucleari. La Puglia è potenzialmente idonea a Gravina, Altamura e Laterza. Nel 2018, le ipotesi toccarono il territorio di Manduria

Torna l’incubo nucleare: opere strategiche o soprusi di Stato?

Scorie nucleari Scorie nucleari | © La Voce di Manduria

La Sogin (Società di gestione impianti nucleari) ha pubblicato oggi il Cnapi, la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee a ospitare il Deposito Nazionale e il Parco Tecnologico. Il documento quindi individua sul territorio italiani le zone utili a localizzare il centro di raccolta dei rifiuti radioattivi e, appunto, il Parco Tecnologico.

Appena due anni fa, era il territorio tra Manduria e Nardò – la parte meridionale della cosiddetta piana dell’Arneo – il sito indicato per la realizzazione del deposito per le scorie radioattive. Lo stesso territorio che negli anni ’80 fu individuato addirittura per la realizzazione di una centrale nucleare, progetto fallito a seguito della mobilitazione dei cittadini avetranesi.

La Carta, resa nota oggi dalla società di stato ed elaborata in base ai criteri previsti dall’Ispra nella Guida Tecnica n.29, oltre che in base ai requisiti indicati nelle linee-guida dell'International Atomic Energy Agency (Iaea), individua 67 aree del territorio italiano potenzialmente idonee per l'infrastruttura, che da cronoprogramma dovrebbe entrare in funzione a partire dal 2025. La Puglia è tra i territori selezionati e i siti individuati si trovano nel barese – a Gravina e Altamura – e nel tarantino, a Laterza. Secco “no” del presidente del presidente regionale, Michele Emiliano, e presidente della provincia ionica, Giovanni Gugliotti.

La retorica che escluderebbe un territorio sulla base di sacrifici (?) già compiuti, regge fino a un certo punto. Il deposito per le scorie radioattive, infatti, è un’infrastruttura strategica, che hanno tutti i Paesi, la cui assenza pesa e non poco sul bilancio statale. E soprattutto il diniego delle istituzioni locali trova fondamento sui decantati modelli di sviluppo “green”, fondati sulla tutela di ambiente e salute. Ma individuare dei siti idonei allo stoccaggio dei rifiuti radioattivi vuol dire proprio questo: tutelare l’ambiente e la salute. E assumere che un territorio piuttosto che un altro “non merita” opere di questo tipo, vuol dire insinuare che queste opere non siano sicure.

Emiliano: «Scelta irragionevole che contrasteremo in ogni sede»

Il presidente della regione Michele Emiliano non usa mezzi termini ed esprime il suo netto disaccordo: «La nostra contrarietà a questa opzione è ferma e netta. Il nostro modello di sviluppo è improntato sulla tutela dell’ambiente e della salute» scrive su Facebook il Presidente, che punta il dito contro le scelte prese dall’alto, che non coinvolgerebbero le comunità locali. «In quei luoghi abbiamo istituito il Parco nazionale della Murgia e il parco regionale più grande, quello delle Gravine, quali presìdi delle biodiversità e simboli dello stile di vita verso cui i pugliesi hanno deciso di andare» continua Emiliano, che conclude: «Svolgeremo tutti gli approfondimenti tecnici del caso, geologici e ambientali, per motivare anche sotto questo aspetto l’incompatibilità di questa scelta irragionevole che contrasteremo in ogni sede».

Gugliotti: «Una scelta incoerente»

Seguono la linea dell’ex magistrato barese le dichiarazioni del presidente della provincia di Taranto, Giovanni Gugliotti. Chiamato in causa dopo l’individuazione del comune ionico di Laterza come sito idoneo per la realizzazione dell’infrastruttura, il sindaco di Castellaneta tuona: «Non si tratta di una posizione preconcetta, ma di un esercizio di equità rispetto al sacrificio cui è stata chiamata la nostra terra per decenni» esordisce il presidente della provincia ionica. «Nei comuni indicati dalla Sogin, c’è solo gente stanca di dover subire sempre le conseguenze di scelte prese altrove, senza poter mai godere dei presunti vantaggi di quelle scelte. A noi amministratori, ogni giorno chiamati a fare i conti con questa frustrazione, non basta più la ragion di Stato come giustificazione: l’abuso compiuto con la grande industria ha saturato qualsiasi disponibilità». Per l’inquilino di via Anfiteatro, si tratta di un ulteriore sopruso nei confronti di un intero territorio, già martoriato dall’affaire ex-Ilva. «Come può conciliarsi la narrazione di un territorio votato all’innovazione e alla filosofia “green”, con una decisione che lo derubrica a banale discarica nucleare? – si chiede Gugliotti - noi non abbiamo gli strumenti per decifrare l’incoerenza di questa vicenda, i cittadini ancora meno. Per questo non arretreremo di un passo rispetto alla necessità di rivedere questa decisione – conclude - perché il diritto dei cittadini a vivere in un luogo finalmente libero dal peso del sacrificio ambientale è l’unica opzione praticabile».

Gianpiero D’amicis

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