
I carabinieri della stazione di Manduria hanno inviato ieri al Dipartimento di igiene alimentare della Asl di Taranto, la confezione del succo di frutta con il suo contenuto, un piccolo topo putrefatto, così come è stato portato in caserma da una famiglia manduriana che ha fatto la disgustosa scoperta. I campioni saranno ora sottoposi alle analisi per stabilire l’esatta natura di quello che sembrano essere i resti di un roditore di piccole dimensioni venuto fuori dal brik di un succo di frutta al melograno di una nota marca italiana. Dall’esito dell’esame dipenderà la mossa successiva dei carabinieri della città Messapica che con il supporto dei loro colleghi del Nucleo antisofisticazioni e sanità e su richiesta della magistratura, potranno disporre il sequestro cautelativo del prodotto eventualmente presente ancora sugli scaffali del supermercato manduriano dove è stato acquistato quello contenente l’inquietante corpo estraneo. Misure successive potrebbero interessare l’intero territorio nazionale anche a carico dell’azienda madre produttrice sulla cui identità, vista la delicatezza del caso, viene rispettata la necessaria riservatezza.
L’episodio, accaduto sabato pomeriggio 10 novembre, è stato diffuso su Facebook da un’amica della protagonista che ha pubblicato anche le foto di quello che sembra essere un topo in avanzato stato di decomposizione (tecnicamente «saponificato») poggiato sulla parte superiore del contenitore in tetra pak del succo al melograno. Tra i numerosi commenti di disgusto, c’era anche quello della donna che aveva fatto la rivoltante scoperta dopo che lei e suo figlio di due anni avevano finito di bere il succo. «Purtroppo è tutto vero», scriveva la donna a chi sul social esprimeva dubbi. «Era talmente viscido e malleabile che è passato da quel foto (del tappo, NdR) e ho sentito il rumore della caduta nel bicchiere; ho visto i peletti … e non vi dico il disgusto e la nausea», concludeva la donna che colta da malore si è fatta accompagnare con il figlio in ospedale. Al pronto soccorso i sanitari hanno prescritto gli antibiotici di copertura ed hanno fatto i prelievi del sangue a mamma e figlio rilevando degli spostamenti degli enzimi epatici da tenere sotto controllo. Dopo l’ospedale, la signora si è recata ai carabinieri portando le prove della stomachevole scoperta. «In due giorni – ha raccontato la donna - io e mio figlio abbiamo bevuto tutto il succo dal gusto che ci è parso normale; forse sì, a pensarci dopo – conclude - c’era qualcosa di strano nel gusto».
Nazareno Dinoi
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