Venerdì, 4 Luglio 2025

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La spiegazione della soprintendente Paolillo

Tombe messapiche a cielo aperto, la replica della Soprintendenza: nessun abbandono

La necropoli messapica La necropoli messapica

Le indagini archeologiche nel nucleo di necropoli emerso in località Sant’Antonio, condotte tra il 03/12/2024 e 12/12/2024, secondo quanto disposto dalla legge in materia di archeologia preventiva (art. 28 del D. Lgs. 42/2004 e art. 41, comma 4 e allegato I.8 del D. Lgs. 36/2023), hanno permesso di evidenziare la presenza di dieci sepolture con cassa ricavata direttamente nel banco roccioso. Di queste sette sono state completamente indagate e documentate, con il recupero di esigui frammenti ceramici di interesse archeologico e la realizzazione di rilievi e modelli digitali dell’area funeraria, anche ai fini della futura comunicazione del dato scientifico. Le tre sepolture non indagate risultano, invece, disporsi al di sotto delle sezioni di scavo e già manomesse nell’ambito della realizzazione dei sottoservizi esistenti, tra cui il tracciato dell’alta tensione, e il percorso dell’attigua ferrovia che si sovrappongono a tali evidenze, rendendo inattuabili, per motivi di sicurezza, ulteriori approfondimenti d’indagine. 

Sulla base delle evidenze emerse nel corso delle operazioni di scavo archeologico, effettuate da archeologi professionisti incaricati dalla società esecutrice dei lavori AQP, è stato possibile ipotizzare la spoliazione dei corredi delle sepolture già nel XIV secolo. La presenza di un’area funeraria oggetto di spoliazione già in epoca antica era del resto suggerita dall’assenza di tutti i lastroni di copertura al momento del rinvenimento. In riferimento ai presunti “aspetti etici e igienici” a cui fa riferimento l’articolo del 07/01/2025, vista “la presenza alla base di una tomba di resti umani semisepolti nel fango. Si notano bene parti di femore e una porzione di calotta cranica lasciati lì da almeno tre settimane alla mercé delle intemperie e degli animali” si tiene a specificare che tutti gli esigui frammenti osteologici rinvenuti in fase di scavo sono stati asportati e conservati secondo le disposizioni di legge e che i frammenti a cui fa riferimento l’articolo sono la risultanza di processi post- deposizionali in cui la calcificazione dei residui ossei a contatto diretto con il banco roccioso ha comportato la completa scomparsa del tessuto organico, sostituito dal carbonato di calcio divenuto un blocco unico con la roccia sottostante. Gli esigui materiali recuperati, consistenti in alcuni frammenti ceramici di età messapica e frammenti ceramici post-medievali riferibili alla fase di spoliazione subita dalle tombe in oggetto, sono ad oggi conservati presso il deposito archeologico nella sede operativa della Soprintendenza presso Manduria secondo le disposizioni di legge in materia contenute nel Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, D. Lgs 42/2004. 

Si rammenta difatti, come disposto dagli artt. 90 e 91 del sopracitato Codice che rinvenimenti di natura archeologica “da chiunque e in qualunque modo ritrovate nel sottosuolo o sui fondali marini, appartengono allo Stato” e che l’Ente preposto alla tutela e alla conservazione degli stessi è la Soprintendenza territorialmente competente per conto del Ministero della Cultura. In merito alle presunte strutture di fondazione non del tutto indagate, menzionate nell’articolo dell’08/01/2025, si fa presente che lo scavo ha raggiunto il livello geologico costituito dal piano di roccia, intagliato e cavato per la realizzazione delle sepolture e che le “ipotizzate strutture” sono piuttosto da attribuire alla delimitazione di distinti nuclei di sepolture mediante la realizzazione di intagli appositi del banco roccioso. Alla luce di quanto esposto, si evidenzia che le ricerche archeologiche del nucleo di sepolture individuate, pesantemente compromesso in passato, hanno già messo in evidenza e permesso di documentare tutto l’impianto funerario. Lo scavo stratigrafico dello strato geologico in cui sono ricavate le fosse sepolcrali, già completamente indagate, sarà oggetto di valutazioni tecniche e degli atti autorizzatori previsti ai fini della realizzazione dell’opera. Si evidenzia che l’intero quartiere di Sant’Antonio si estende al di sopra della necropoli messapica, già documentata in più punti. L’archeologia preventiva è una prassi normata per legge e condotta secondo le rigide metodologie scientifiche proprie della ricerca archeologica. 

Si sottolinea, inoltre, che i manufatti archeologici recuperati nel corso di tutte le attività di tutela non sono in alcun modo “in gran parte abbandonati negli affollati depositi della Soprintendenza archeologica” in quanto tutti i materiali, conservati ai fini della tutela e trasmissione alle future generazioni, sono accessibili a studiosi e ricercatori provenienti da tutto il mondo, come documentato dalla numerose richieste di consultazione evase dei depositi e archivi gestiti da questo Ufficio, con modalità di accesso alla documentazione archeologica volte a garantirne l’integrità e la tutela. Si fa presente, inoltre, come la scrivente Soprintendenza, sotto la cui direzione scientifica sono stati svolti i lavori del “Parco Archeologico recentemente inaugurato dopo importanti lavori di restauro realizzati con tre milioni di euro del Segretariato Regionale del Ministero della Cultura per la Puglia”, sia attiva anche nel settore della divulgazione al pubblico del patrimonio culturale. Questo Ufficio, difatti, ha attivamente diretto il progetto PON “Cultura e Sviluppo” FESR 2014-2020 per il Miglioramento della fruizione attraverso strumenti innovativi dell’area archeologica di Manduria (TA) – Messapi in Rete – volto a incrementare la conoscenza, la valorizzazione e la fruizione del patrimonio archeologico della città e i cui risultati verranno prossimamente presentati pubblicamente alla cittadinanza e collabora costantemente con gli Enti territoriali preposti, le Università e le imprese culturali ai fini di migliorare le forme di valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale nel territorio di propria competenza. 

La soprintendente Francesca Romana Paolillo

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