Martedì, 15 Ottobre 2024

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Ascoltando il dibattito alla festa del partito di Sava

Riflessioni di “un barbaro” alle tesi del Pd sul depuratore

Salvatore Luigi Baldari Salvatore Luigi Baldari

Premetto che provo una sincera ammirazione per chi, soprattutto di questi tempi e soprattutto nei nostri territori, organizza iniziative politiche di piazza. Non è assolutamente facile aggregare tante persone in un unico luogo, in un momento storico di disincanto come l’attuale.

Mi sono imbattuto in un video della Festa dell’Unità di Sava, andata in scena questa domenica, dedicato ad un segmento del dibattito che si occupava della questione depuratore consortile. L’ho ascoltato per intero.

Comprendo le peculiarità tipiche a tutte le feste di partito, dove l’obbiettivo è far emergere l’orgoglio identitario, rinvigorendo una platea accondiscendente ma pur sempre da motivare. Dove sul palco si parla con la frivolezza di chi si sa di essere ammantato da una patina di autoreferenzialità, per cui se la si può cantare e suonare da soli, serenamente, persino quando l’autoreferenzialità diventa spocchia. 

Nonostante il mio alto tasso di tolleranza, tuttavia, non ho potuto evitare di avvertire una sensazione di fastidio per il tenore che ha fatto da filo conduttore all’intero dibattito.

Al netto dell’intervento del tecnico e delle conclusioni della segretaria locale del circolo, che conosco personalmente e a cui rinnovo pubblicamente i miei complimenti e la mia stima per il suo energico e produttivo impegno, le argomentazioni degli esponenti istituzionali e politici ruotavano intorno alla narrazione stucchevole di una annosa diatriba fra i barbari retrogradi contro gli illuminati innovatori, che spalancano le porte della civiltà.

Chi in questi anni si è esposto dapprima contro la localizzazione del depuratore e poi contro lo scarico a mare, è stato raccontato naturalmente come il barbaro anti-ambientalista, privo di conoscenza e di coscienza verso le future generazioni, legato a riti ancestrali con l’unica differenza del Ballo del qua-qua, al posto delle danze tribali intorno a un fuoco.  

Siccome qualche anno di età inizio ad averlo anche io e avverto le responsabilità per ogni parola che ho pronunciato e per ogni gesto che ho compiuto in passato, mi sono sentito chiamato in causa. Insieme a me quel movimento di persone costituito da attori, politici, da associazioni, da commercianti, da insegnanti, da privati cittadini è stato accusato persino di aver favorito l’insorgere di malattie dovute alla mancanza di depurazione delle acque. 

Andrebbe ricordato a costoro che noi non siamo mai stati contro il depuratore, innanzitutto. Quella nostra non è mai stata una battaglia di retroguardia (utilizzando una locuzione recente di un altro rappresentante delle istituzioni) ma anzi, una sfida lanciata a tutti gli organi decisori a immaginare soluzioni tecnologiche moderne in grado di preservare gli habitat naturali, gli impatti paesaggistici e gli interessi economici, integrandoli con le esigenze ambientali specifiche del nostro territorio. La transizione ecologica non è uno slogan da gridare per sentirsi dalla parte giusta della storia. È una scelta. E noi saremo sempre dalla parte della tecnologia e mai dell’ideologia. In un periodo di crisi idrica come quello in corso, il tema della desertificazione diventa cruciale e diventa un tema politico, approfondito anche dal Pnrr. 

In questo senso, per ciò che concerne il recapito finale nel Bacino di Torre Colimena non vorremo trovarci fra qualche anno, già nel passato. Perché questo è il rischio. Tutte le soluzioni alternative da noi proposte in questi anni sono sempre state supportate da una impalcatura tecnica e normativa, ben dettagliata.

Non siamo mai stati barbari, non siamo mai stati ignoranti. Sul palco è stato ribadito più volte che a causa nostra tanto tempo è stato perso. Andrebbe ricordato che quel “tempo perso” significa aver evitato una condotta sdraiata sotto la spiaggia, che scaricava direttamente in battigia.

Propongo a costoro, a questo punto, di confrontarci su temi come le infrastrutture stradali, le politiche energetiche, il ciclo dei rifiuti, i sistemi di riscaldamento domestici e vedremo davvero da che parte stanno i sostenitori del progresso. Chissà quante sorprese. 

Negli ultimi giorni, gran parte della comunità di Avetrana si è indignata per l’annuncio di una serie-tv. Sull’argomento ho la mia idea che ho esposto in privato ad alcuni amici e al Sindaco. Per quanto mi riguarda, da cittadino di Avetrana mi sento più indignato se sul palco di una città a noi limitrofa, esponenti delle istituzioni ci descrivono come irriducibili retrogradi, rozzi untori, attentatori alla salute pubblica e guastafeste che hanno addirittura fatto al ricorso al Tar, con esplicito riferimento alle attività amministrative del Comune di Avetrana. (ma questo è un aspetto di galateo istituzionale su cui non ho titolo per rispondere, perché credo nel rispetto dei ruoli e nel gioco delle parti).

Sul palco di Sava è stato auspicato che la politica possa diventare una grande occasione educativa. Condivido pienamente e rilancio questa affermazione, aggiungendo che prima di tutto l’educazione deve essere educazione all’eleganza.

Ciascuno deve avere le proprie idee e ciascuno può esporle. Tuttavia, esporre le proprie idee dequalificando e deridendo chi la pensa diversamente non è mai elegante.

La premessa che ho fatto in apertura vale naturalmente anche per gli amici del Pd di Avetrana. Per evitare comode strumentalizzazioni cui non voglio preparare il terreno, ci tengo a precisare che loro non c’entrano nulla con questo episodio. Non so neanche se fossero lì presenti né so cosa ne pensano a riguardo. 

Comprendo anzi il loro dilemma, schiacciati fra la lealtà di partito e la difesa di un percorso di attivismo contro lo scarico a mare, cui anche loro hanno preso parte con convinzione, nelle sedi istituzionali e nelle piazze. Sono stati definiti barbari anche loro.  E a loro va tutta la mia solidarietà intellettuale. 

Agli intervenuti sul palco di Sava, invece, va il mio ultimo pensiero. Nel corso del dibattito è stato chiamato in causa il sublime drammaturgo francese Victor Hugo attraverso una sua citazione tratta da I Miserabili e altrettanto farò io, ricordando a mia volta, un’altra sua citazione: “è facilissimo essere buoni, ma il difficile è esser giusti”.

Salvatore Luigi Baldari

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2 commenti

  • Gregorio
    ven 27 settembre 22:45 rispondi a Gregorio

    Il discorso tuo sarebbe lo stesso se il bacino di Torre Colimena si trovava a TRUDDU TI MARI ? In modo che, con il rischio ⚠️ ( bombe d’acqua) del “troppo pieno” … diventa..SCARICO A MARE ?!!! 💩💩💩

  • Vincenzo Malorgio
    mer 25 settembre 08:55 rispondi a Vincenzo Malorgio

    👏👏👏

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