
Ricordo nitidamente, circa un mese fa, l’incontro nel corridoio d’uscita del pronto soccorso. Io terminavo un turno massacrante mentre tu eri in procinto di prendere servizio, li dove ormai non ci sono più medici. Lo ricordo bene perché mentre ci Incrociavamo con il tuo solito sguardo timido, quasi verso il basso con un fare interrogatorio, volevi sapere come fosse “la situazione“ ... è bastato solo lo sguardo per intenderci anche se sapevi già cosa ti aspettava quella notte.
Il tuo gesto successivo fu il segno della croce con la speranza che potesse salvarti da una notte, l’ennesima, che sapevi sarebbe andata male...c’è ne sono state altre di notti in questo breve periodo, sicuramente troppe per qualunque essere umano. A differenza di molti però la fatica, la frustrazione, il caos e la richiesta continua di aiuto sembravano non toccarti minimamente, sembravi invincibile. L’ultima notte fatta insieme, qualche giorno fa, dove in una pausa fugace a cavallo fra la notte è il giorno parlando si diceva “dottò non si può fare questa vita per una vita!” la tua risposta fu molto semplice ”qualcuno deve pur farlo”.
Il destino è stato davvero ingiusto e per quello che hai dato alla comunità e hai fatto per la gente, se esiste un paradiso, ti spetta di diritto doc. Sono ateo ma provo comunque a farlo un segno della croce per te con la speranza che la tua anima possa trovare la pace che qui non era possibile avere.
Alessandro De Maglie
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