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Quando il Pci voleva �deportare� il sindaco comunista
Quando il Pci voleva “deportare” il sindaco comunista | © n.c.MANDURIA - Il primo e unico sindaco comunista di Manduria, Florenzo Di Noi, rimasto in carica per quattro anni sino al 1950, fu costretto dal suo stesso partito a dimettersi . Gli stessi vertici comunisti tentarono di esiliarlo in Cecoslovacchia con la scusa di farlo curare dal diabete. Era il 10 luglio di quell’anno quando il primo cittadino con la falce e martello abbandonò la sindacatura della città messapica e strappò la tessera del partito lanciando pesanti accuse ai vertici comunisti di allora. «Mi dimetto – fece sapere Di Noi alla stampa – perché l’azione e i sistemi del partito sono in contrasto con gli interessi locali e generali». Nella lettera che il sindaco dimissionario inviò ai vertici provinciali e locali del Pci, è contenuto un passaggio dal significato inquietante. Addossando al partito la responsabilità della profonda spaccatura che era nata in seno alla maggioranza di sinistra, il sindaco Dinoi scriveva: «Avete sempre sbagliato e questa lettera vi dimostra che la ingenuità non è il mio debole se tenete presente che la proposta da parte vostra di farmi andare in Cecoslovacchia a curare il mio diabete è uno dei tanti sistemi di mia conoscenza». Il comunista Di Noi fiutò l’inganno preferendo le dimissioni volontarie (e le cure italiani al suo diabete), piuttosto che l’esilio dorato nel paese dell’Est amico della Russia comunista.
N.D.
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